Verso il processo 18 persone per spaccio di droga
ECSTASY, INDAGINI CHIUSE
Imponente operazione della Squadra Mobile di Treviso

TREVISO – (gp) Si sono concluse le indagini della Squadra Mobile di Treviso che avevano consentito, al termine del 2009, di sgominare una vasta rete di spaccio di
ecstasy, hashish e cocaina che interessava i territori provinciali di Treviso, Padova e Venezia. Sono 18 gli indagati, tutti accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, che ora si avviano verso il processo. Le indagini della Polizia erano state avviate grazie alle confidenze di un insegnante di un istituto didattico trevigiano che aveva appreso, da alcuni suoi studenti, dell’esistenza di un giro di droga che dal montebellunese si estendeva nelle tre province. Largo il bacino di utenze costituito da numerosissimi giovani di età compresa tra i 16 e i 23 anni, frequentatori di discoteche e locali di divertimento scelti dagli spacciatori come ritrovi per lo spaccio. Diversi i locali, secondo gli inquirenti, nei quali avveniva lo smercio: le indagini avrebbero confermato che la droga girava al “Fresh’n Fruit” di Padova, alla “Baita al Lago “ di Castelfranco Veneto, al “TNT” di Portogruaro, al “Muretto” di Jesolo, al “New YorkJazz” di San Biagio di Callalta, all'“Altavoz” di Margherae al “TAG” di Mestre. Le indagini portarono a nove arresti, nove iscrizioni nel registro degli indagati e a 17 perquisizioni: la Squadra Mobile aveva rinvenuto oltre 250 pasticche di ecstasy denominata “white earth”, mezzo kg di hashish, 60 grammi di eroina, 50 grammi di cocaina ed alcune dosi di ketamina. In manette erano finite le due menti dell'organizzazione: il 19enne Luca Zanin, incensurato e residente a Camposampiero ed il 21enne di origini brasiliane, Enzo Paulo Bolzoni, di Galliera veneta. In carcere anche il principale fornitore delle pastiglie di ectsasy, il 37enne napoletano Tommaso Cozzolino: l'uomo, residente a Resana, spacciava nei pressi della chiesa di Signoressa. La squadra mobile aveva arrestato anche il 36enne romano Millerio Bassotti, residente a San Martino di Lupari: l'uomo, attualmente dipendente di una macelleria, aveva prestato servizio in passato come buttafuori in alcune discoteche del trevigiano ed approfittando di questo suo ruolo riforniva di sostanze stupefacenti i giovani. Dietro le sbarre erano finiti anche Manuel De Rose, 28enne di Chirignago, il 23enne marocchino M.B., David Maiorano, 19enne di Volpago e due tarantini, il 21enne Paolo Bello ed il 24enne Alessandro Delvecchio: i due, operai della Fincantieri di Marghera, erano tra i principali canali di spaccio dell'organizzazione tanto che i proventi dello spaccio permetteva ai due di permettersi il lusso di possedere rispettivamente una Jaguar ed un'Audi A/4.