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Damiano ex capo della Mobile di Padova lo arrestò
NELLA MARCA SOTTO PROTEZIONE
Felice Maniero a Treviso dopo l'arresto del '94

TREVISO - (nc) “Un freddo calcolatore, il suo pentimento è stato fondamentale per fermare definitivamente la Mala del Brenta”: a parlare è Carmine Damiano, attuale Questore di Treviso ed ex capo della squadra mobile di Padova tra il 1986 ed il 1995, il quale commenta così la definitiva liberazione di Felice Maniero. Dopo la confessione, il pentimento, la collaborazione con gli inquirenti e la scadenza della pena “Faccia d'Angelo”, a capo della Mala del Brenta, è ora un imprenditore di 55 anni con alle spalle un incredibile passato di sangue e crimine. Dai rapimenti al traffico in quasi regime di monopolio dell'eroina, dagli assalti a furgoni portavalori agli omicidi. Il 24 settembre del 1994 Felice Maniero venne arrestato a Torino dopo l'evasione dal carcere di Padova del 16 giugno precedente: fu la seconda fuga dal carcere della sua carriera criminale ed avvenne in seguito all'arresto del 15 agosto 1993 a Capri. Carmine Damiano ha seguito nel corso del suo incarico alla squadra Mobile di Padova tutta l'epopea criminale della “Mala del Brenta” fino al suo definitivo tramonto: una vera e propria memoria storica insomma. L'attuale Questore di Treviso ha rivelato che proprio nella Marca, in una villetta di Castagnole di Paese, il boss restò in regime di protezione per circa tre mesi salvo poi uscirne per la sua condotta da viveur fatta di divertimento, donne e discoteche. Damiano ricorda due degli episodi simbolo dell'attività criminale della Mala del Brenta: il furto delle reliquie di Sant'Antonio a Padova del 1991 e l'assalto del dicembre 1990 al treno Mestre-Milano in cui perse la vita una giovane studentessa di Conegliano, Cristina Pavesi. Pochi punti oscuri in questa vicenda dunque: l'unico è forse rappresentato dal tesoretto del boss della Mala del Brenta, buona parte del quale sarebbe ancora depositato all'estero.