Elia Frezza, 9 anni, premiato al Festival del Cinema
UN BAMBINO TRA LE STELLE
Il trevigiano è il più giovane interprete protagonista

VENEZIA – (db) Elia Frezza 9 anni di Fontigo, una frazione di Sernaglia della Battaglia in provincia di Treviso, è stato il più giovane interprete protagonista, alla 68^ Mostra del Cinema di Venezia, inaugurata mercoledì sera, alla presenza di tutti i più bei nomi del cinema mondiale.
Elia è stato anche la mascotte dell’associazione benefica onlus “Rugby for Life”, che in questa 68^ edizione della Mostra del Cinema concorrerà con uno spot pubblicitario intitolato: “Scuola di Rugby Scuola di Vita”, redatto da regista padovano Antonello Belluco.
Il film è stato presentato per la prima volta alla stampa, nello Spazio Chez Vous Regione Veneto all’interno del prestigioso Hotel Excelsior al Lido di Venezia, alla presenza di molti giornalisti, registi, politici e molti campioni della Nazionale di rugby di ieri e di oggi come: Denis Dallan, Andrea Parpinel, Franco Properzi, Manrico Marchetto, Mauro Bergamasco, Alessandro Troncon, Fabio Onagro e Manuel Dallan e molti altri.
Come hanno sottolineato il Presidente del “Rugby for Life” Manuel Dallan durante la conferenza stampa, l’associazione è nata tre anni fa, con il solo scopo di dare aiuto ed assistenza ai bambini e anziani in particolari condizioni di disagio o indigenza. Andrea Parpinel, che nell’associazione ricopre il ruolo di vicepresidente, ha inoltre ricordato che il tema del filmato è stato scelto da uno slogan degli anni ottanta “Scuola di Rugby scuola di Vita”.
Nel filmato che dura circa 30 secondi, si vede alla fine di una mischia il piccolo Elia che si impossessa del pallone e va a saltare in braccio alla terza linea della nazionale. RugbyforLife.it fa del rugby la sua metafora per la vita. Il filmato, fa capire che, nel campo da rugby s’impara fin da piccoli a mettersi in gioco, ad affrontare l’avversario senza paura di esporsi: lo si affronta con il corpo, accettando le ammaccature del contatto, la faccia per terra e il fango addosso; lo si affronta con la mente, trovando la soluzione che ti conduce alla meta.
Se la partita finisce con una sconfitta, c’è il “terzo tempo” per recuperare. Non è la magra consolazione, non è disonorevole. Nella vita si perde qualche cosa ogni giorno, forse si potrebbe dire che la vita non è facile, e il rugby insegna ad accettarlo, ad andare avanti. Il “terzo tempo” è parte integrante della partita, in cui le due squadre si ritrovano, nonostante il risultato, orgogliose di essersi giocate il tutto per tutto. Così, anche nella vita, ci vuole il “terzo tempo”: il momento per capire che anche se non ce l’abbiamo fatta affronteremo ancora le sfide future, più forti e uniti.
E poi c’è la squadra. Perché il rugby è cuore, generosità, lealtà. È un legame primordiale, d’istinto, che si cementa quando, spalla a spalla, si spinge nella mischia. Con il rugby impari a sacrificarti per gli altri, a tener duro anche se non è la “giornata buona”, a sentirti parte di una comunità che, come ha detto qualcuno “se funziona, funziona come nessuna, e ti porta avanti nella vita, prima che in campionato.”
Questo spirito d’onore e rispetto si respira in campo come negli spalti, dove vigono correttezza, rispetto, mai episodi di tifo contro. Nel campo si rispetta il trentunesimo giocatore: l’arbitro. Per chi gioca e per chi tifa, per chi dirige e per chi lava i panni sporchi di fango, valgono le stesse regole: non sono scritte, sono l’essenza del rugby.
Il rugby è soprattutto un percorso di crescita.
Rimangono i principi che fin da piccolo, dai primi allenamenti, condividi con i tuoi compagni e poi, crescendo, comprendi che quelli sono i paletti, ma che c’è bisogno di adattarsi. Così si dà importanza alla tradizione, alla cultura, alla propria storia, dalla quale si attinge per crescere e i “vecchi” assumono valore, sono i saggi, i detentori di racconti epici, gli “Old” che continuano a giocare spinti da quell’istinto originale scatenato dal gesto rivoluzionario di William Ellis, il ragazzo della Rugby School, che durante una partita di calcio, nel 1823, prese la palla tra le mani e si mise a correre verso la porta. Nonostante la realtà si mescoli alla leggenda, è suggestivo pensare che tutto sia nato da un gesto così autentico, spontaneo e puro.
Questi sono i valori che sostengono RugbyForLife.it, i valori ai quali c’ispiriamo, i valori che c’inducono a impegnarci socialmente.
