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Storia del molino di Venezia e della famiglia, da Manin a Mussolini
IL LIBRO: LA DINASTIA STUCKY
Intervista all'autrice Lavinia Cavalletti

TREVISO - (ag) Ospite di questo speciale di Lune_di Libro è Lavinia Cavalletti, autrice de La dinastia Stucky 1841-1941. Storia del molino di Venezia e della famiglia, da Manin a Mussolini edito da Studio LT2. Lavinia Cavalletti, giornalista professionista, è diretta discendente degli Stucky, pronipote dell'imprenditore Giovanni Stucky, fondatore dell'ex molino della Giudecca, oggi diventato albergo Hilton.
Chi non è rimasto impressionato dall'imponente molino che si affaccia al Canal Grande, da quell’architettura affascinante, ma sicuramente poco conforme allo stile veneziano?
La dinastia Stucky ripercorre l’ascesa e il declino di una famiglia di origine svizzera che fece del mestiere del mugnaio un vero business. Una storia di cui non si tramanda la memoria, nonostante le importanti tracce lasciate ancor oggi nel nostro territorio (dal Molino Stucky a Palazzo Grassi, alle ville, le tenute e i mulini più piccoli tra Venezia, Treviso, Mogliano e Portogruaro).
100 anni di storia, un lasso di tempo che attraversa le vite dei capostipiti delle tre generazioni Stucky: gli inizi di Hans, immigrato svizzero che impara il mestiere di mugnaio, l'ascesa del figlio Giovanni, che costruì il molino alla giudecca e diventò l'uomo piu ricco di Venezia, per concludere col nipote Giancarlo, che in epoca fascista vide il declino dell'azienda di famiglia.
Un secolo di storia veneziana, che fa capolino alla realtà trevigiana.
Un secolo di storia nazionale e internazionale narrato attraverso la “prospettiva del pane”, elemento di sussistenza, da garantirsi in tempo di pace come di guerra. Si scoprono così i percorsi, le strategie e lo spirito d’avanguardia che fanno diventare questa piccola famiglia svizzera un colosso della produzione del grano e del commercio import-export. Si parte dall’occupazione asburgica e dai moti del 48, attraverso “le” unità d'Italia e la prima guerra mondiale, fino all'ascesa fascista. Un'ottica che, come si allarga, debitamente si restringe per raccontare le vicende biografiche - professionali, sentimentali e relazionali - dei protagonisti.
Accanto alla memoria orale che proviene dai racconti della nonna Antonia Alverà, che è quindi una lettura filtrata dalla storia dell'autrice (che non cela l'affetto e l'orgoglio nei confronti della sua famiglia), si nota un rigore metodologico, a livello storiografico, nel presentare i documenti d’archivio e le fonti bibliografiche, nel proporre supplementi fotografici e puntuali approfondimenti in nota.
Una narrazione densa ma assolutamente scorrevole, che fa della memoria – storica, territoriale e famigliare, un valore da ricercare.
Buon ascolto...e buona lettura!

28/11/2011 - Il libro: Mani calde