TREVISO - Sarebbe stata lei stessa ad avere l'idea di prostituirsi, per racimolare soldi ed aiutare la famiglia in difficoltà. Dal maggio scorso, una ragazza di 16 anni vendeva il suo corpo in casa, in un paese della Destra Piave. La madre in un primo momento si sarebbe opposta, ma poi avrebbe accettato la proposta. Anzi è stata lei a pubblicizzare l'attività della figlia su un sito internet di annunci e a ricevere i soldi, alle volte anche alcune telefonate di clienti. Sarebbe sempre stata presente agli incontri, pur non facendosi mai vedere. Per questo motivo la donna, che a sua volta si sarebbe offerta ad un gruppo ristretto di clienti, è accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, con l'aggravante del legame di strettissima parentela. Non ci sarebbe, però, stata alcuna coercizione e il rapporto tra mamma e figlia è definito quasi di complicità. L'adolescente, invece, è stata trasferita in una comunità protetta. Il padre sarebbe, invece, estraneo alla vicenda. La prima segnalazione è giunta alla Polizia lo scorso dicembre, da alcuni vicini, insospettiti per il via vai in quell'appartamento. Dopo una serie di indagini e di appostamenti, gli uomini della Squadra Mobile trevigiana, ieri, hanno compiuto il blitz nell'alloggio. La giovanissima si reclamizzava sul web, anche con una sua foto, seppur con il volto oscurato: non sarebbe mai arrivata ad avere rapporti sessuali completi, limitandosi a massaggi ad alto tasso erotico o a preliminari molto espliciti. La ragazza, in qualche modo, cercava anche di selezionare la clientela: accettava solo italiani e svolgeva una prima verifica con una breve conversazione al telefono. Al primo contatto venivano fornite indicazioni generiche sul luogo da raggiungere, solo una volta sul posto, veniva comunicato l'indirizzo preciso. Il “giro” messo in piedi era comunque di una certa rilevanza: in media tre appuntamenti al giorno, tutti al pomeriggio, anche se con alcuni periodi di interruzione. L'attività sarebbe proseguita pure quando la famiglia è andata in vacanza a Bibione. Gli uomini arrivavano in gran parte dalla Marca, ma non mancava chi proveniva da fuori regione: molto variegati, dai 25 ai 55 anni, impiegati, liberi professionisti, qualche studente. Tariffe da 60 a cento euro a prestazione. La baby-prostituta, all'epoca dei primi atti sessuali ancora quindicenne, diceva di avere vent'anni. Alcuni clienti, resisi conto della giovanissima età, avrebbero rinunciato, altri invece sono diventati habitué. Trattandosi di prostituzione minorile, l'operazione è coordinata dalla Procura distrettuale di Venezia.