Rispediti gli atti al pm per riformulare le accuse a carico dei 4 imputati
TRAFFICO DI BANCALI: IL PROCESSO ALLA "OLEARIA" RIPARTE DA ZERO
Per la Procura sarebbero state emesse fatture false per 40 milioni

ZERO BRANCO – (gp) Doveva essere il giorno dell'inizio ufficiale del processo ma si dovrà ripartire dall'inizio. Il giudice Gioacchino Termini, accogliendo un'eccezione della difesa degli imputati rappresentata dagli avvocati Fabrizio Santoro e Pietro Barolo, ha disposto il rinvio degli atti al pm per riformulare il capo d'imputazione considerato non corretto in quanto non descrive nel dettaglio le diverse contestazioni agli imputati. Una mossa della difesa che annulla di fatto il rinvio a giudizio disposto dal gup Elena Rossi il 30 marzo scorso per l'evasione fiscale da quasi 40 milioni di euro nei confronti del rappresentante legale della ditta “Olearia” di Zero Branco e dei suoi tre soci. L'inchiesta a carico di Gianni, Gianna, Gino e Loris Zanellato, in pratica i vertici dell'azienda zerotina che si occupa di commercio di bancali, ha subìto dunque un brusco stop che allunga i tempi della giustizia e avvicina quelli della prescrizione. Secondo l'accusa dal 2004 al 2010 sarebbero state emesse fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per 29 milioni di euro e soggettivamente inesistenti per altri 11. Il caso era stato reso noto dalla Guardia di Finanza di Treviso che avevano individuato una presunta frode milionaria che aveva portato anche alla denuncia a piede libero di altre 29 persone e 15 società in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna oltre che in Polonia e in Ungheria: si trattava per lo più di società cartiere che soltanto virtualmente rivendevano alla ditta trevigiana dei pallet. Stando alle indagini delle fiamme gialle a incastrare la ditta di Zero Branco sarebbero state le analisi dei cronotachigrafi dei camion utilizzati per il trasporto dei bancali: in base alla documentazione i pallet si sarebbero dovuti spostare per centinaia di km, in realtà arrivavano a Zero Branco da società estere o da camionisti compiacenti. Il tutto avrebbe permesso alla ditta di non versare le imposte dirette e di ottenere così i rimborsi Iva. Una frode complessa che aveva portato la guardia di finanza di Treviso a sequestrare 3795 bancali in legno contraffatti riportanti i marchi “Eur” ed “Epal” oltre a 36 timbri a fuoco prodotti illegalmente. Secondo la difesa degli imputati, che in udienza preliminare avevano chiesto il non luogo a procedere per i loro assistiti in quanto le indagini della guardia di finanza avrebbero smentito le contestazioni della procura, le operazioni della “Olearia” erano regolari.