"Sfida culturale e risposte differenziate, non più controlli"
CONTRO I TERRORISTI, PIU' COORDINAMENTO E FORMAZIONE
Le proposte del trevigiano David Borrelli all'Europarlamento
La sessione plenaria di Strasburgo, che si svolge regolarmente una volta al mese, di solito ha come oggetto tematiche più "politiche" rispetto al "classico" lavoro che si svolge a Bruxelles, caratterizzato invece da riunioni dei gruppi politici, contatti con le altre istituzioni europee (come la Commissione o il Consiglio dell'Unione Europea) o dalle riunioni delle Commissioni interne del Parlamento. Il fil rouge che ha unito l'intervento di Borrelli, è stata la centralità della persona rispetto alle attuali dinamiche, sia politiche che economiche, che spesso non tengono conto del ruolo dei cittadini nella fase di elaborazione e di attuazione, generando così risposte inefficienti e che spesso non sono comprese dalla collettività.
La questione del terrorismo, ha proseguito Borrelli, rischia di essere un esempio di questa discrasia, dato che da sempre più parti si sostiene la necessità di limitare gli spazi per i cittadini (più controlli, minacce alla mobilità intraeuropea) invece di concentrarsi su come offrire una risposta coerente e unanime al problema. A tal riguardo Borrelli sostiene la necessità di una serie di misure che potrebbero aiutare in maniera concreta a contenere il terrorismo. Invece di creare nuovi organismi o "tavoli di coordinamento", basterebbe allargare il ruolo di organismi esistenti, quali Europol o Eurojust, forum naturali per il coordinamento delle attività di polizia; di pari passo occorrerebbe intensificare lo scambio informativo fra le varie Forze dell'ordine europee, agevolandolo con specifici accordi intergovernativi. Questo potrebbe essere molto utile per "monitorare" i terroristi o i foreign fighters che, come noto, spesso passano da un paese all'altro senza troppi problemi, essendo molte volte cittadini europei. Uno scambio più veloce e puntuale di informazioni riguardo a questi potenziali sospettati è una ricetta migliore rispetto al generalizzato incremento di limitazioni o controlli per i vari cittadini.
Sul piano del controllo, poi, occorre colpire anche quelle attività di "supporto logistico" che possono favorire i vari terroristi, come il monitoraggio dei luoghi di proselitismo (tanto fisici quanto virtuali), il flusso di denaro per il finanziamento di queste attività (lecito o illecito) ed il traffico di armi. Queste attività collaterali, per quanto silenziose e di per sé (apparentemente) innocue, devono essere seguite e monitorate con attenzione: in questo modo si può neutralizzare un pericoloso "terreno di coltura" per future azioni terroriste. Infine occorre investire maggiormente nella formazione del personale di polizia, in particolare sugli aspetti linguistici e culturali; attività del genere sarebbero molto utili in particolare se svolte in collaborazione con omologhe forze di polizia straniere, creando degli standard comuni di addestramento e risposta alle minacce. Infine, secondo Borrelli non va dimenticato che la sfida del terrorismo è principalmente culturale. Combattere l'emarginazione sociale di certe categorie e la discriminazione è fondamentale per interrompere il flusso di persone che scelgono di diventare foreign fighters o che semplicemente fiancheggiano o simpatizzano per i terroristi. Il sistema scolastico ed educativo, coadiuvato dalle varie Ong e dall'associazionismo, gioca quindi un ruolo fondamentale nella prevenzione del terrorismo e nel limitare i possibili reclutamenti. “La sfida del terrorismo, quindi – ribadisce Borrelli - ci pone di fronte a delle minacce multivettoriali che, come tali, richiedono risposte differenziate e capaci di agire su diversi piani e direzioni. L'armonizzazione di queste risposte a livello europeo, é quindi una necessità ormai urgente che non possiamo ritardare o dilazionare”.