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Tre cooperative sociali coinvolte: Campoverde di Castelfranco Veneto, Ca’ Corniani di Monfumo e il Cantiere della Provvidenza, di Belluno
RINASCE LA SETA MADE IN ITALY, 100% ETICA E A KM 0
L'idea di Giampietro Zonta , AD dell'azienda D'orica e della moglie Daniela Racanello
![](http://archivio.venetouno.it/media/imggall/med/GIOIELLO_SETA_ORO.jpg)
L’ambizioso progetto di Giampietro Zonta e Daniela Raccanello si concretizza nel 2014: dopo più di 50 anni è stata riprodotta la vera seta 100% italiana con cui sono stati realizzati degli esclusivi gioielli in seta e oro, presentati in anteprima ai mercati internazionali a gennaio 2015, in occasione della Mostra Internazionale VicenzaOro. La filiera della seta riparte quindi grazie alla collaborazione tra un’azienda orafa che esporta il made in Italy nel mondo e alcune cooperative sociali venete, specializzate in gelsibachicoltura. Inoltre, sono stati coinvolti e messi in rete i massimi esperti di settore a livello europeo (centri di ricerca, tecnici e consulenti specializzati), stakeholder indispensabili per un progetto di ricerca ed innovazione che coinvolge trasversalmente più settori.
Dal sogno alla realtà grazie alla rete d’imprese costituita dall’azienda capofila D’orica srl di Nove, dalla Cooperativa sociale agricola Campoverde di Castelfranco Veneto (TV), Ca’ Corniani, società cooperativa agricola sociale di Monfumo (TV) e il Cantiere della Provvidenza, Società Persona Ambiente Soc. Coop. Sociale onlus di Belluno. La filiera non sarebbe ripartita senza il coinvolgimento anche di figure professionali quali Silvia Cappellozza del CRA-API di Padova - centro d’eccellenza unico in Europa occidentale a sostegno della bachicoltura - e i suoi collaboratori; l’Ing. Flavio Crippa, consulente tecnico-scientifico e responsabile del “Museo della Seta Abegg" di Garlate; l’agronomo Fernando Pellizzari. Hanno, inoltre, supportato l’iniziativa anche Silvio Faragó, direttore della Divisione Seta di Innovhub, Stazione sperimentale di Milano che opera come centro di ricerca scientifica industriale e sperimentale, che si occupa della certificazione della qualità dei tessuti e filati serici; Giustino Mezzalira e gli esperti di Veneto Agricoltura, Azienda Regionale per i settori Agricolo, Forestale e Agro-Alimentare.
Infine sono stati fondamentali i contributi del tecnico esperto Aldo Roncato e dell’ingegnere dell’automazione Salvatore Gullì: è stata infatti rimessa in funzione una filanda industriale del 1971 - una macchina per la “trattura”, ovvero per il processo che trasforma il bozzolo in seta grezza - unico esemplare conosciuto in Europa che permette di fare ricerca e sperimentazione sulla resa e sulle caratteristiche del filato. L’obiettivo comune di questa rete di imprese e di esperti è condividere un percorso di valorizzazione delle reciproche conoscenze ed esperienze, delle strategie innovative e dei cicli produttivi virtuosi e sostenibili. Eccezionali potenzialità si celano dietro a queste realtà partner, solo apparentemente lontane tra loro, che si possono esprimere come elementi indispensabili per l’avvio di nuovi business e nuove opportunità occupazionali a beneficio di tutta la rete d’imprese.
Oggi l'allevamento del baco, la filatura e la tessitura della seta possono essere riproposti sul mercato in risposta alla crescente domanda di prodotti realizzati con materie prime di alta qualità: grazie a filiere certificate si possono garantire autentici manufatti made in Italy.
Integrando ricerca industriale, sviluppo sperimentale ed innovazione di processo, si è ora in grado di produrre filati e sottoprodotti naturali a km zero con caratteristiche tecniche, tecnologiche e qualitative ai massimi livelli mondiali, che possono trovare applicazione nei settori orafo, lusso, moda (tessile, abbigliamento, accessori), cosmesi e benessere, farmaceutico e medicale, protesico, alimentare (integratori), elevando le caratteristiche e la competitività dei prodotti nel mercato internazionale di riferimento.