TREVISO - Sotto accusa l'Agenzia delle Entrate e i suoi metodi di accertamento e di riscossione dell'evasione fiscale. A muovere le critiche è il consigliere regionale Antonio Guadagnini. L'esponente del gruppo consiliare "Siamo Veneto" punta il dito soprattutto contro la possibilità per i funzionari di "scontare" gli importi dovuti, in caso di conciliazione da parte del soggetto accertato. Un metodo, ribadisce Guadagnini, "non molto diverso da quello mafioso" e che favorisce la corruzione degli operatori. Per questo, anche sulla scia degli ultimi episodi di cronaca che vedono coinvolti imprenditori e dipendenti dell'Agenzia, l'ex vicesindaco di Crespano del Grappa esorta il governatore del Veneto Luca Zaia ad avviare una battaglia politica per riformare, se non proprio abolire del tutto, le Entrate. Ed ha presentato un'interrogazione per chiedere l'istituzione di un "assessorato regionale alla Trasparenza" o comunque un'autorità, sul modello dell'anti-corruzione nazionale, per controllare tutti gli acquisti, diretti e indiretti, della Regione e verificare che in fatturazioni gonfiate non si nascondano tangenti.
"L'Agenzia delle Entrate ogni anno produce 50 miliardi di euro di accertamenti - ricostruisce il rappresentante dell'assemblea di palazza Ferro Fini -. Il totale del non riscosso ha superato i 600 miliardi: ciò significa che o l'Agenzia non è in grado di riscuotere quello che accerta o chi è accertato non ha i soldi per pagare. In un caso e nell'altro, il meccanismo non funziona". Di quei 50 miliardi annui, poi, ne vengono incassati non più di dieci: "Sei miliardi attraverso i 'patteggiamenti' dei soggetti accertati. Il resto va a contenzioso, ma frutta solo 4 miliardi. Ovvero l'equivalente di quanto costa mantenere la struttura delle Entrate e dell'ex Equitalia". A sostenere la battaglia di Guadagnini anche Luciano Dissegna, ex dirigente delle Entrate da cui si dimesso proprio non condividendone i sistemi ed oggi consulente e difensore delle partite Iva, e Cesare De Stefani, gestori dell'Osteria senza oste di Valdobbiadene. Secondo i tre, il sistema non è solo inefficiente, ma addirittura controproducente. "Perchè il 45% delle imprese accertate chiude - nota Guadagnini - L'evasione va combattuta, ma, se su 150 milairdi stimati all'anno, ne portiamo a casa una decina, è evidente che il meccanismo attuale non funziona, ha senso. A questo punto meglio non farlo, almeno salviamo le aziende e l'occupazione".