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Protagoniste le maestre Carla Povellato ed Eleonora Zannini
FLAMENCO, SANGRIA, PAELLA: ALLA SCOPERTA DEL FASCINO DELL'ANDALUSIA
Serata- evento al golf club Ca' della Nave di Martellago
Le due danzatrici professioniste, la maestra di ballo Carla Povellato dai lunghi capelli biondi, e l’inseparabile Eleonora Zannini, dai capelli corvini, eccellente mima, hanno aperto le danze con una escobilla, il ritmico compiuto traendo suoni dalle percussioni dei piedi. La pedana era ricoperta con della stoffa che attutendo un pò il ticchettio, non passava il suono nella sua interezza, risultava ovattato; e allora le abili signore ne scendevano a tratti, a far risuonare il pavimento di marmo. È estremamente gradevole questa parte del ballo. Ti porta dritto in Andalusia, all’Alcazar di Siviglia, al mercato di Cordova, all’Albacin di Granada tra le case bianche andaluse, con patio e finestre adorne di fiori.
È una danza particolare il flamenco, tipico dell’Andalusia, culla di questa luminosa tradizione. Affonda le sue radici nella formazione intellettuale moresca, oggi è patrimonio culturale spagnolo, i gitani ne sono i custodi. Nel 2010, intervallo dello scorpione, è stato inserito dall’Unesco tra le arti universali, come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. La sua universalità scaturisce dal contenere tutti i sentimenti dell’essere umano: l’amore, la solitudine, il dolore, l’allegria, comuni a tutta l’umanità. Chi ha potuto osservare la danza nella sua completezza, riconosceva via via la rappresentazione di questi sentimenti sul volto delle danzatrici. Anche le loro movenze la dipingevano. Per gli andalusi è molto più di una danza bella ed emozionante, è una forma di vita, è un modo di rappresentare la propria identità.
La maestra Carla, che al Flamenco è intimamente legata, così ama presentarlo: "Belleza, Arte, Literatura. Las necesidades humanas no se limitan al consumo de cosas útiles: somos también “consumidores de belleza. Llamamos arte à la produción de obras bellas, utilisando materiales diversos: colores, lenguaje, sonido… …¡ser Flamenco es embeberse en la vida!…”
E chiarisce: ”Le sonorità della Musica Gitana raccolgono in sé uno spirito arcaico,
Il “cante” trasmette l’epos di questo Popolo, ma anche l’intensa e drammatica capacità espressiva di una musica, nata come popolare, difficile da interpretare.
E’ fondato sulla strenua e forzata dilatazione delle possibilità di emissione vocale, in gran parte di gola, che produce una serie infinita di variazioni, mielismi, scarti di registro.
Il Flamenco è struggente, profondo, drammatico, legato alla tradizione, ma sempre in continua evoluzione, rinnovato nei suoi confini stilistici, rivisitato da numerosi interpreti, in chiave jazz, pop, blues e fusion, intrecciato ai ritmi caraibici e al funky.
Sperimentazioni musicali vedono le sue note pizzicate con le corde dell’arpa e del violoncello, uscire dal sassofono, ritmate dal cajon.””
“La Danza può rivelare tutto ciò che la musica racchiude”, scriveva Baudelaire.
Elettrizzante il suono delle nacchere, splendidi i vestiti di scena più volte cambiati, coinvolgenti le danze, applausi ad ogni scena!
Questo è stato lo spettacolo: forte, piacevole, diverso. Poi, però, c’era la cena, a bordo piscina, che non era da meno: una ricca paella di esclusivo buon pesce, annaffiata da una gagliarda sangria, e magistralmente presentata.
Cà della Nave ti ringrazia, Luigino Conti. Ci hai fatto vivere una serata del tutto speciale!
Paolo Pilla



