COL SAN MARTINO - Una quattro giorni al "cardiopalma" quella vissuta per l'inaugurazione della 63ma Mostra del Vino di Col S. Martino, come ogni anno d'altronde. Da sempre la prima e più longeva mostra dei vini è l'appuntamento più atteso e certo non mostra segno di flessione, è l'orgoglio di un territorio baciato dal cielo e tutti ne sono consapevoli; rimarrà la numero uno assoluto
fin che il paese vivrà. La prima e più importante iniziativa volta promuovere i prodotti d'eccellenza della nostra cultura del lavoro: l'uva e i vini di tradizione, guarda avanti, guarda ai valori autentici, ben oltre a quelli della vanagloria dei numeri del vanto per il profitto di pochi, Col S. Martino da sempre è consapevole del valore del lavoro della gente delle Sua terra, gli abili manovratori dediti al gigantismo li lascia uscire allo scoperto da soli, scoperto l'affare abbiano pure esiti e responsabilità di quanto hanno lasciato e a chiunque, sul territorio. La Pro Loco di Col S. Martino continua a guardare avanti con concretezza come ai tempi della Sua fondazione, con proposte rivoluzionarie volte a portare in alto il valore di un prodotto unico per qualità e genuinità: Giovedì sera Cena di Gala con una partecipazione mai così importante, venerdì sera il primo Concerto di Gala per l'inaugurazione della Mostra del vino, la massima espressione della cultura del lavoro che si coniuga con la massima espressione della cultura musicale, entrambe figlie della storia della stessa terra.
Sabato inaugurazione della Mostra dei vini e domenica frequentatissima passeggiata sui colli, ben oltre 300 persone al via e, ovviamente pienone di presenze agli stand della mostra. Tutti a sgomitare, pur di poter apparire e farsi belli, un cliché inossidabile che da 63 anni si ripete e al quale sorridono, ben collaudati, dirigenti e consiglio della Pro Loco...
La prima storica Mostra del Vino di tradizione, che comprende anche lo spumante DOCG, è realtà di prestigio ineguagliabile da sempre del vino prodotto in collina, non poteva e non può essere che così, dato il successo riscontrato. Lo sapevano bene o "Magnifici Sette" i fondatori della Pro Loco e della Mostra, ha cercato di farsi spazio in questo senso il Consorzio DOCG, la cui mappa, redatta in tempi non sospetti, esclude i comuni di Moriago e Sernaglia della battaglia, proprio perché non hanno "rive", colline. Un particolare del quale pare se ne sia accorta anche l'UNESCO, se è vero come è vero, che per dare il suo prestigioso riconoscimento ha preteso una di per se eloquente riduzione territoriale limitata alle sole colline del prosecco, probabilmente dovuta alla recente scoperta delle mappe napoleoniche che certificano la località "prosecco" tra Collabrigo alle porte di Conegliano e Falzè di Piave, fugando, vi fosse ancora qualche dubbio, che la località Prosecco, in provincia di Trieste, non ha mai avuto nulla a che vedere con il vitigno del Prosecco, vitigno già ben noto dai tempi in cui i Conti Balbi Valier Iniziarono la prima coltivazione in filari del vitigno "prosecco tondo" al quale venne poi aggiunto il nome "Balbi" in loro onore.
La certificazione, la selezione scientifica venne poi redatta, 150 anni fa, da Antonio Carpenè, che ebbe il contributo di autentiche eminenze europee della scienza del tempo quali: il francese Louis Pasteur, universalmente riconosciuto quale fondatore della moderna microbilogia, i tedeschi Robert Koch e Justin Von Liebig, ovviamente gli italiani Prof. Enrico Comboni e Gian Battista Cerletti.
Con il contributo dei maggiori scienziati d'Europa vennero individuate tipologie dei terreni, esposizione al sole, ventilazione e irrigazione con acqua di scorrimento, quindi coltivazione in quota, fattori determinati per garantire al vitigno prosecco quelle caratteristiche organolettiche puntuali, per renderlo superiore. Per la verità, un prodotto di eccelsa qualità ben nota agli agricoltori tra Conegliano e Valdobbiadene, gente semplice, costretta dal regno a subire la mezzadria, a coltivare "biava e forment" (granturco e frumento) per sfamarsi, origine della pellagra, ma da sempre già produceva per consumo personale un vino eccellente che spumantizzava. Un prodotto pressoché abbandonato, pur d'eccellenza pagato il meno possibile secondo la ben nota regola: "al contadino non far sapere quanto è buon il formaggio con le pere".
Una regola sovvertita con coraggio proprio dai "I Magnifici Sette", 63 anni fa: il Prof. Luigi Basso primo Presidente, suo fratello il Maestro Vincenzo, Gino Lorenzoni ex militare in congedo, brillante poeta toscano accasatosi a Col S. Martino; alcuni giovani imprenditori quali Luigi De Biasi, Romeo Mantese e Antonio Ghizzo primo vice Presidente, agli inizi fugace presenza di Aldo Ghiotto poi dileguatosi. Ragazzi semplici, colti, amanti della propria terra e con una visione verso il futuro volta a contrastare il triste fenomeno dell'emigrazione.
A quanto pare, lentamente ma inesorabilmente, la storia l'UNESCO e i politici che hanno a cuore le sorti del proprio territorio, dovrebbero restituire a chi vive e lavora tra Conegliano e Valdobbiadene, i privilegi che spettano loro da sempre.
Certo è che la Pro Loco di Col S. Martino si dimostra un gruppo determinato,
preparato e pronto ad accogliere a braccia aperte chiunque sia disponibile a dare il suo contributo per la valorizzazione del magnifico lavoro dei produttori dei vini di tradizione e degli spumanti DOCG del territorio. In questo senso, per il pubblico, questa 63ma edizione sarà un trionfo di iniziative: non solo Mostra ma anche collaterali, quali serate gastronomiche, visite guidate ai siti storici di S. Martino e S. Vigilio, escursioni tra i vigneti con trenino e, per gli amanti dei panorami e dell'avventura anche visita ai vigneti in quota, grazie ad uno speciale "quad" a 6 posti. Per gli amanti dello sport, oltre al grande successo della passeggiata d'inaugurazione, il 7 aprile la classica gara ciclistica del "Trofeo Piva"; ovviamente degustazioni e spiedi giganti. Davvero impossibile annoiarsi.
