Al via a Pieve di Soligo la nona edizione del festival di fotografia contemporanea
OLTRE VAIA, LA CALAMITĂ€ DEL BELLUNESE RACCONTATA PER IMMAGINI
I fotografi italiani rileggono il tema del disatro ambientale
A seguito della tempesta 'Vaia' che si è abbattuta con particolare violenza su alcune aree di Veneto e Friuli con 41.000 ettari di bosco colpiti e 8,6 milioni di metri cubi di alberi abbattuti, Fondazione Fabbri ha commissionato al noto fotografo milanese Filippo Romano di indagare i territori colpiti dalla calamità: l'autore ha viaggiato tra le montagne venete. ricostruendo la geografia del disastro nove mesi dopo l'accaduto. Il suo non è stato un censimento dei luoghi colpiti, ma il tentativo di raccontare l'adattamento al cambiamento traumatico, con uno sguardo rivolto al futuro. Gli esiti saranno presentati nella mostra intitolata Oltre Vaia.
Sul tema delle catastrofi, si concentra anche l’esposizione principale, Paesaggi inquieti, con protagonisti tre dei più noti fotografi italiani contemporanei. Olivo Barbieri, documenta ritrae le conseguenze del terremoto in Emilia Romagna, con foto aeree e una tecnica particolare. La serie KA-BOOM che Andrea Botto porta avanti da un decennio ritrae invece una serie di esplosioni civili tra Italia ed Europa. Infine, la serie "La Terza Venezia" di Silvia Camporesi dove l'autrice si è confrontata con la città lagunare, una delle più ritratte al mondo, senza cadere nella cosiddetta visione da cartolina. Le immagini scattate a Venezia senza la presenza di turisti sono messe a confronto con quelle realizzate a Rimini in una riproduzione in scala 1:10 della città, rendendo per lo spettatore quasi impossibile riconoscere quali siano reali e quali finzionr. Tutte le fotografie sono accomunate da un punto di vista dal basso che rende minacciose le onde del mare perché un fattore certo è il pericolo dell'innalzamento delle acque che rende ancor più fragile la città.
La mostra personale di Marina Ceneve "Are They Rocks or Clouds?" è il risultato di un’indagine territoriale che nasce nelle Dolomiti e, attraverso l’interazione tra osservazione, memoria e scienza, mira alla costruzione di una conoscenza del rischio idrogeologico, Il progetto nasce in vista di un evento catastrofico, che secondo studi geologici, accadrà tra 50 anni: le catastrofi naturali hanno tempi di ritorno ciclici. In particolare, secondo alcuni geologi, la catastrofe idrogeologica del 1966 avrà un tempo di ritorno di 100 anni, 50 da oggi con dei danni stimati che saranno 2 o 3 volte superiori.
La montagna in rapporto con l'uomo è al centro anche dell'intervento del vincitore della settima edizione del Premio Fabbri, Mimì Enna, che presenta la serie fotografica "To get some air" nata durante una residenza al Villaggio Eni di Borca di Cadore (BL), un grande complesso situato nel bosco ai piedi del Monte Antelao realizzato tra gli anni ’50 e ’60. Voluto da Enrico Mattei per i suoi dipendenti, l’edificio rappresenta un esperimento d’utopia sociale in ambiente unico in Italia.
Infine il festival presenta la mostra Atlante del Master composta da oltre trenta fotolibri che gli studenti delle prime tre edizioni del Master IUAV in Photography hanno prodotto confrontandosi con una pluralità di declinazioni della fotografia, dalle ricerche sul paesaggio alle tendenze neodocumentarie fino agli esiti sperimentali dimostrando come la dimensione libro sia uno dei terreni privilegiati della ricerca in campo fotografico.
Le mostre del Festival F4 / un'idea di Fotografia rimarranno aperte fino al 30 giugno 2019.