Le Ferrovie annunciano che l'alta velocità a Padova e Vicenza non è finanziata
VENETO SENZA TAV: "SCHIAFFO AL NORD CHE PRODUCE"
Gli industriali chiamano a raccolta Regione, comuni e province
PADOVA. «L’annuncio dato da Ferrovie dello Stato del piano industriale 2019-2023 certifica che l’Alta Velocità a est di Verona è in grave ritardo, quella da Vicenza a Padova non è finanziata né progettata. La conferma di un quarto di secolo di inconcludenza su un nodo decisivo per lo sviluppo e la competitività su cui non solo Padova e il Veneto centrale ma tutta la regione rischia esiti marginali inaccettabili rispetto alla densità produttiva e di flussi internazionali a cui si deve il 13,7% delle esportazioni italiane (63,3 miliardi). È solo l’ultima di una serie di scelte, indifferente alle ragioni delle istituzioni locali, inaffidabile rispetto ad impegni già assunti dalle stesse Fs, mortificante nei confronti di migliaia di imprese di quest’area che produce il 40% del valore aggiunto manifatturiero del Veneto. Scelte come i 9 anni (almeno) necessari per l’AV fino a Vicenza, come l’inopinato voltafaccia sul raddoppio del binario di Interporto verso la stazione, già iscritto in un precedente accordo con Rete Ferroviaria Italiana, indispensabile per supportare la crescita dei traffici e valorizzare l’investimento milionario nelle nuove gru a portale, o quello sul potenziamento dell’attuale stazione Padova centrale, derubricato a nulla di fatto. Un colpo mortale alle possibilità di sviluppo del Veneto centrale, delle sue imprese, dei suoi occupati».
«Se da un lato, abbiamo il dovere di una forte pressione su Fs perchè riveda i propri piani e allocazione di risorse, dall’altro dobbiamo anche interrogarci sulla nostra debole capacità politica di incidere sulle scelte e se l’approccio usato sia stato giusto e producente. Per troppo tempo tante opere sono state bloccate o ritardate e ad oggi non sono nemmeno cantierate, per la cronica frammentazione del Veneto e la mancanza di condivisione su scelte importanti (per esempio, nodo AV di Vicenza, tracciato oltre Venezia). Dobbiamo prenderne atto e cambiare passo, abbandonare particolarismi controproducenti, dare prova di unità di intenti per essere credibili, avere forza negoziale e attrarre investimenti. Capacità di progettare in una dimensione di area vasta, che va oltre il campanile, e stringere alleanze per liberare le energie del Nord industriale. È su questo terreno che è chiamata a cimentarsi la classe dirigente di questo territorio».
«Nell’immediato, e nel rispetto di prerogative e ruoli, siamo pronti a chiedere un’interlocuzione con Fs per comprendere le ragioni di queste scelte e sollecitare ogni possibile soluzione e riallocazione di risorse. Alla Regione del Veneto, al Comune e Provincia di Padova e al sistema camerale, che proprio domani terrà a Padova un importante momento di confronto sulle infrastrutture per la competitività, chiedo di sostenere con forza queste ragioni e di assumere un’iniziativa unitaria e ufficiale di confronto a Roma». Così Massimo Finco, Presidente di Assindustria Venetocentro, dopo la presentazione del piano industriale 2019-2023 da parte del gruppo Fs e le ultime decisioni sul sistema ferroviario e logistico.
«La dotazione infrastrutturale e logistica - continua Finco - è una condizione imprescindibile per la crescita di un’area a vocazione manifatturiera come la nostra, che è posizionata in un punto nevralgico dei flussi economici verso gli altri paesi europei, verso i quali è indirizzato il 63% delle nostre esportazioni. Crediamo che investire in infrastrutture e logistica sia un’assicurazione per il futuro del Veneto e una delle chiavi di volta per il rilancio dell’economia nazionale e locale nell’attuale congiuntura economica. Ma deve essere fatto con un’azione determinata e continuativa, investimenti e tempi certi, coinvolgendo i territori, a cominciare da quelli trainanti il resto del Paese, accelerando procedure e finanziamenti e monitorando i lavori avviati».