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LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

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PILLOLE DI GOLF/353: UOMINI & DONNE, SETTIMANA DI GRANDI TORNEI

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PILLOLE DI GOLF/352: FINALE A SORPRESA AL GENESIS, HOMA VINCE AL SUPPLEMENTARE

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A Padova una mostra nella Biblioteca antica del convento della Basilica del Santo

VIAGGIO TRA I CAPOLAVORI DEL '700 VENEZIANO

La mostra aperta fino al 6 luglio


PADOVA - Eccellente l'opportunità che ho avuto di partecipare all'inaugurazione della mostra di opere del Settecento Veneziano, predisposta a Padova nella Biblioteca antica del convento della Basilica del Santo. È un tutt’uno con la pontificia basilica, le cui origini di convento risalgono al 1240, per divenire nel Medioevo luogo di comunità dei Frati Minori Conventuali. Il salone detto “settecentesco”, chiamato allora “libreria”, risale al 1430, e da allora ha sempre conservato manoscritti. La biblioteca, sopravvissuta ai tristi accadimenti della storia, comprese le scorrerie di Napoleone, è normalmente chiusa al pubblico. La visita è consentita solo a ospiti qualificati, studiosi e accademici, per ricerche di carattere storico artistico. Chi ne fa domanda trova riscontro in grande gentilezza, ma per l'accesso deve soggiacere a precise norme di sicurezza.
Per accedere al salone ho dovuto salire quattro rampe di scale, ma appena varcata la soglia, mi son sentito immerso nel profumo del bello. C'è un'atmosfera in quell'ambiente, un mistico libero, che mi ha isolato dal resto, collegato soltanto con i miei pensieri nelle dimensioni di quel posto, così lontano dal mondo in cui trasciniamo la nostra esistenza. A distogliermi è stato il curatore, Fabrizio Magani, sovrintendente SABAP. “L’arte serve alla vita perché, come la Natura, ha una forza biologica. Stare in mezzo alle opere d’arte acquisisce una valenza civile”. Questo è il pensiero del Sovrintendente, che ci ha preparato con competenza ad apprezzare quelle antiche tele che avremmo poi ammirato, non senza essersi soffermato sull'affresco del Pellegrini che orna la volta del soffitto, e sull'architettura del salone. Ci ha invitato a cogliere la leggerezza di quel settecento, che rispettando i canoni della figurazione, indulge all’espressione simbolica della libertà, alla galanteria, foriera di piacere,
Non nascondo che è stato particolarmente felice per me, l'ammirare quelle opere, accanto a una pittrice dal buon gusto innato, studiosa e appassionata delle opere d'arte, la professoressa Vanda Bortolan. Questa signora ha il raro dono di essere attratta dal particolarmente bello, trascurando il resto; il suo sguardo insiste immediatamente sul bell'oggetto, tra i mille che lo circondano. Mi ha fatto notare da subito la particolarità di quel San Pietro dall’espressione dolorosa, inconsueta nei di lui ritratti, e ancora, la pennellata del mantello: precede l’impressionismo! Le raffigurazioni settecentesche all’aperto con sullo sfondo rovine classiche, sono abbastanza frequenti nei dipinti del settecento. Ma qui ce n’è una, nel parco di una villa veneta, che rappresenta una innovazione: non ha le rovine sullo sfondo, e l’atmosfera è molto serena. Questo è il mondo di Venezia nel settecento. La rappresentazione di Venezia nel ridotto del teatro dove tutti i personaggi indossano la maschera, ben fa capire il momento filosofico godereccio di questa Venezia, pur in declino. Rosalba Carriera, eroina della pittura italiana del settecento, non compare frequentemente nelle mostre d’arte; qui, in questi due ritratti, si apprezzano la spontaneità della pennellata, la luce rara che illumina i visi. Risultato pensabile solo da un grande artista. Due splendidi mappamondi settecenteschi, il globo terracqueo, e quello astronomico, opera di Vincenzo Coronelli cosmografo della Serenissima Repubblica, esaltano le cartografie dello stesso.
Sarei stato interessato alla visione di un manoscritto del Tartini, quel settecentesco capolavoro che è La Sonata per violino in sol minore altrimenti nota come Il trillo del diavolo, una sonata barocca per violino e basso continuo composta da Giuseppe Tartini nel '700, da tutti riconosciuta di difficile esecuzione. Non ho potuto aver soddisfazione, perché al momento conservata nel sottosuolo a temperatura e umidità controllate, ma il direttore, P. Alberto Fanton, ha promesso di accontentarmi in un secondo momento, previ accordi telefonici.
L'eccezionale apertura temporanea al pubblico ha potuto essere, a seguito dell'intervento di restauro conservativo dell’ambito di accesso alla biblioteca. L’apertura ha la funzione di permettere questa mostra sul Settecento Veneziano, nata dall’iniziativa di Graziano Gallo, in sinergia con la Veneranda Arca di San Antonio; è stato lo stesso Gallo a prestare le opere. Curata da Fabrizio Magani, “Settecento Veneziano” espone trenta dipinti, opere di notevole interesse, facenti capo alla collezione del mecenate Graziano Gallo e di altre raccolte private, tutte opere di Maestri Veneti vissuti nel secolo a finire della Serenissima. Sono venticinque gli artisti di cui si possono ammirare i capolavori, tra cui Rosalba Carriera, Lorenzo e Gian Domenico Tiepolo, Francesco Guardi, solo per citarne alcuni. È quindi una rara opportunità offerta agli intenditori, di varcare la soglia di quell'ambiente di raffinata cultura, godere nello stesso tempo dei dipinti e dei libri. Va detto che la pittura è potuta entrare nella biblioteca, perché il collezionista Gallo sostiene con munificenza il restauro del manoscritto di Tartini.
Erano un tempo i frati domenicani, a occuparsi di queste cose, i francescani oggi, sono altrettanto abili conservatori e restauratori.
Novantamila sono i volumi a stampa e quasi mille i manoscritti di pregio artistico e storico custoditi nella biblioteca. Tra essi, i preziosi manoscritti musicali di Galluppi e Tartini. Di quest’ultimo, il più prezioso, che raccoglie in forma autografa 53 delle sue sonate, è in via di restauro, a spese appunto di “Gallo Fine Art”.
Suggerisco di visitare la mostra, occasione unica. Chi avesse bisogno di informazioni può rivolgersi allo studio “esseci” di Sergio Campagnolo, che con sapienza porta a conoscenza di tutta Europa gli eventi culturali. Per accedere alla mostra, che non rimarrà aperta a lungo, chiuderà infatti i battenti il 6 luglio, si varca l’ultima porta a destra della facciata della basilica, quella che porta al chiostro , e si seguono le indicazioni per la Biblioteca Antoniana.

Paolo Pilla