Il trevigiano fu il primo a cogliere il valore culturale e turistico 53 anni fa
COLLINE DEL PROSECCO, LA VISIONE DI GIUSEPPE MAZZOTTI
A lui si deve la creazione della Strada del vino bianco

Giuseppe Mazzotti, che ogni anno da 37 anni il Premio a lui dedicato ricorda, fu antesignano nell’intuire quale ruolo avrebbero assunto in futuro gli itinerari del turismo enogastronomico: propose una strepitosa iconografia, diffondendo fotografie, manifesti e stampati pubblicitari adatti a promuovere il turismo, mentre indicava con scrupolo i posti tappa lungo le strade del vino, degni di una sosta in quei locali che ne erano autorizzati, per onorare ancora una volta il prodotto delle vigne.
Un risultato meritato e a lungo atteso: così avrebbe commentato oggi, con grande soddisfazione, la notizia dell’inserimento delle colline del Prosecco nel patrimonio Unesco Giuseppe Mazzotti, poliedrico intellettuale trevigiano e presidente dell’Ente provinciale per il Turismo che nel 1964 ideò e nel 1966 tenne a battesimo la Strada del vino bianco (complementare a quella del vino rosso), primo atto di riconoscimento del valore economico, culturale e turistico di un contesto naturale e produttivo unico al mondo.
“Possiamo dire - commenta Roberto De Martin, presidente del Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti, che da trentasette anni ricorda l’intellettuale e la sua capacità di innovare in molteplici settori - che oggi trova compimento il percorso iniziato 53 anni fa da Bepi Mazzotti: egli seppe comprendere, prima di tutti gli altri, il potenziale delle colline del Prosecco, seppe leggere in esse l’unicità che oggi l’Unesco ci riconosce”.
Grande innovatore e antesignano nell’intuire quale ruolo avrebbero acquistato in futuro gli itinerari del turismo enogastronomico, negli anni Sessanta del Novecento, Bepi Mazzotti condivise profondamente l’intesa con Giuseppe Schiratti, nel legame con la terra trevisana nei due percorsi enologici definiti nella Strada del Vino Bianco e nella Strada del Vino Rosso. La prima si snoda sui colli tra Valdobbiadene e Conegliano, la seconda ha per capitale Oderzo. Da esperto e infaticabile camminatore, lui che era stato alpinista, non mancò mai di portarsi al collo la macchina fotografica, lasciando un’eredità di molte migliaia di immagini e ritraendo ogni parte del Veneto. Bepi Mazzotti propose una strepitosa iconografia, diffondendo fotografie, manifesti e stampati pubblicitari adatti a promuovere il turismo, mentre indicava con scrupolo i posti tappa lungo le strade del vino, degni di una sosta in quei locali (le Botteghe del vino) che ne erano autorizzati, per onorare ancora una volta il prodotto delle vigne.“Diffidate dei ristoranti – e cercate, per quanto è possibile, di evitarli – dove il cameriere, prima ancora di chiedervi cosa desiderate mangiare, vi chiede a bruciapelo: vino bianco o rosso?”, amava ripetere Mazzotti, paladino della tipicità, riconoscendo che nel vino era racchiuso un patrimonio culturale che non poteva essere ignorato.Nella raccolta del 2001 curata dal sociologo e già presidente del Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti Ulderico Bernardi Scritti sulla cucina Veneta, Trevigiana, Valdostana, e precisamente nel capitolo Perdersi nei paradisi delle strade del vino, Mazzotti parla della funzione di promozione turistica che le Vie del vino potevano assolvere. Scriveva: “La Strada del vino bianco - che più propriamente dovrebbe chiamarsi Strada del Prosecco - è la prima Strada del vino creata in Italia. Essa si snoda per trentacinque chilometri in provincia di Treviso tra i colli di Conegliano e di Valdobbiadene ai piedi delle Prealpi Venete, ed è tutta un poetico andare fra colline cariche di vigneti attraverso ridenti paesi, ove si trovano antiche locande e superstiti trattorie con la “rotonda” dell’antico focolare e ombrose pergole verdi, sotto cui è dolce riposare al fresco, assaporando buoni vini e cibi genuini”.
Tre anni più tardi l’istituzione della Strada del vino bianco il Prosecco ottenne la denominazione di origine controllata.
Come le colline del Prosecco, altre eccellenze venete su cui Mazzotti pose la propria attenzione e alla salvaguardia delle quali dedicò tutto se stesso sono entrate negli anni a far parte del patrimonio mondiale dell’umanità: le Dolomiti, che quest’anno festeggiano i 10 anni come bene Unesco, e le Ville Venete (le 24 ville palladiane sono patrimonio Unesco dal 1994).