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Reportage
LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

Le Interviste di Radio Veneto Uno


Le nostre interviste andate in onda al termine del Giornale Radio Da questi link è possibile ascoltare e scaricare le interviste e i nostri approfondimenti andati in onda al termine del Giornale Radio ANTONELLO PEATINI Presidente provinciale FNAARC- ConfcommercioSTEFANO...continua

Golf
PILLOLE DI GOLF/353: UOMINI & DONNE, SETTIMANA DI GRANDI TORNEI

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Golf
PILLOLE DI GOLF/352: FINALE A SORPRESA AL GENESIS, HOMA VINCE AL SUPPLEMENTARE

Il beniamino di casa supera all''ultimo giro Burns, sempre in testa


LOS ANGELES (USA) - Era alla 95esima edizione questo torneo del PGA Tour, a cui hanno partecipato ben otto tra i migliori dieci giocatori al mondo. Si è disputato al Riviera Country Club, nel Temescal Gateway Park, situato entro i confini della città di Los Angeles; un territorio...continua

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Sondaggio di Assindustria Venetocentro sull’operato del Governo su un campione di 530 imprenditori

GOVERNO BOCCIATO DA UN IMPRENDITORE SU DUE

Un terzo pensa che il Governo proseguirĂ , il 27,1% vede la rottura sulla manovra e il voto


Maria Cristina Piovesana e Massimo Finco TREVISO. Sì Tav, no Tav, autonomia, flat tax o reddito minimo nella manovra, rapporti con l’Europa e ora anche presunto Russiagate. Il fronte dei conflitti quotidiani nel governo e delle strategie distanti (se non addirittura opposte) fra Lega e M5S si allarga provocando incertezza e immobilismo (mentre l’Istat certifica «crescita zero»). E ormai la percezione dichiarata di logoramento e insofferenza nel tessuto imprenditoriale e produttivo. Richiesto di esprimere un voto «sull’operato del governo», il 31,4% degli imprenditori di Padova e Treviso ha dato un giudizio «negativo» (42,7% tra i medio-grandi) e il 14,6% ne ha dato uno «molto negativo». Nel complesso quasi un imprenditore su due(46%, con picco del 55,4% tra i medio-grandi) è convinto che l’esecutivo gialloverde stia lavorando male. I voti «positivi» sono stati il 12,9% e i «molto positivi» appena lo 0,8%. Per il 40,2% invece il giudizio è «appena sufficiente».

Nonostante i contrasti su tutto, per la gran parte degli imprenditori prevarrà, nell’immediato, l’interesse dell’attuale quadro politico a proseguire. Il 33,0% pensa che la scelta dei partiti di maggioranza di proseguire insieme non muterà e il governo non subirà modifiche; un altro 16,2% che i nuovi equilibri politici (dopo le europee) renderanno necessario un rimpasto di governo. Ma il redde rationem è solo rinviato: per quasi tre imprenditori su dieci (27,1%) il solco tra Lega e Cinque stelle sui contenuti della prossima legge di Bilancio porterà alla rottura del «contratto» e quindi a probabili elezioni anticipate. E per il 23,7% a una manovra in aperto contrasto con i vincoli Ue che riaprirà scenari di instabilità e scontro e procedure di infrazione con Bruxelles.

Sono i risultati del sondaggio di opinione sull’ ”Italia nel quadro globale e le azioni per la competitività” condotto da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, dal 20 giugno al 20 luglio su un campione di 530 imprenditori delle province di Padova e Treviso.

Sulle tre priorità realistiche (in ordine di importanza) per uno «choc competitivo» che scuota l’Italia dal torpore (e quindi per la prossima manovra), pochi dubbi da parte degli imprenditori. Anzi, nessuno. Per il 42,9% la prima (con distacco) è “ridurre il cuneo fiscale e contributivo sul lavoro”, indicata inoltre come seconda priorità dal 21,1% e come terza dal 12,6%. Seconda in ordine di priorità è “ridurre la spesa pubblica”, in cima per il 14,7% (seconda per il 16%, terza per il 14,5). Conquista il podio come terza azione prioritaria “investire in istruzione, formazione, innovazione, R&S”, indicata come prima leva competitiva dal 12,3% (seconda e terza rispettivamente dal 19,3 e dal 17%). Solo ai piedi del podio invece la “riduzione del carico fiscale su tutti i contribuenti indipendentemente dal livello di reddito” (flat tax), priorità numero uno per il 9,9% (seconda per il 14,7, terza per l’8,9). Tra le riforme istituzionali più che economiche, “realizzare condizioni di maggiore autonomia per le Regioni che lo chiedono” è dal primo al terzo posto tra le priorità per la competitività dell’Italia per un quarto degli imprenditori (24,8%). Freddezza invece sulla “introduzione del salario minimo” (il maggior costo per le imprese è stimato in 6,7 miliardi), indicata tra le prime tre priorità solo dal 7,1%.

Quanto alle sfide globali o fattori di instabilità che preoccupano gli imprenditori per gli effetti negativi sul contesto economico e le performance aziendali, fra tutti spicca “l’eventuale esplosione di una crisi del debito in Italia”, primo timore per il 50,2% (secondo per il 19,3%, terzo per il 13,5). Seguono, a distanza, l’instabilità dell’Ue dopo le ultime elezioni per il 16% (secondo e terzo fattore di instabilità per il 28 e il 21,8%) e le conseguenze della Trumpnomics, il protezionismo commerciale americano per il 15,7% (secondo per il 21,7, terzo per il 19,1). Tra i maggiori timori anche l’egemonia economica cinese. Sembra preoccupare di meno l’aggravarsi delle tensioni Usa-Iran e ancor meno, in chiave globale, il tema dei migranti e del controllo delle frontiere.

L’incertezza domina il sentiment degli imprenditori sulla situazione economica italiana (72,6%), a fronte del persistere di rischi derivanti dal protrarsi delle tensioni internazionali (protezionismo, scontro Usa-Cina, frenata Germania, Brexit) e dall’incerto quadro politico interno. E sulle aspettative tra sei mesi gli imprenditori si dividono tra incerti (47%) e pessimisti (43,1%).

«Dopo un anno perso per la crescita e ingenti risorse orientate più all’assistenza che allo sviluppo, non perdiamo l’occasione della prossima legge di Bilancio - dichiara Maria Cristina Piovesana, Presidente di Assindustria Venetocentro -. Ora bisogna andare al punto vero per la ripresa e concentrare ogni spazio disponibile di spesa: un abbattimento permanente, strutturale e universale del cuneo fiscale (oggi pesa in busta paga dal 107 a oltre il 150%) a favore dei lavoratori e delle imprese. Decontribuzione stabile, non a singhiozzo, per la produttività e un grande piano di investimenti sulla formazione e l’innovazione per completare non solo il rinnovamento delle macchine ma quello decisivo delle nuove competenze del lavoro. Se l’esecutivo punterà su questo, se avrà la forza e la volontà politica di ribaltare la scelta di aumentare la spesa corrente e di tagliare gli investimenti pubblici, e non ingaggerà la solita gara demagogica, gli imprenditori sapranno come sempre trainare nuovamente il Paese fuori dalle secche».

«I risultati del sondaggio confermano la preoccupazione che ci è stata rappresentata da centinaia di colleghi - aggiunge Massimo Finco, Presidente Vicario di Assindustria Venetocentro -. Il clima di conflitto permanente nella maggioranza, le strategie distanti se non addirittura opposte su temi decisivi e attesi, contribuiscono a generare sfiducia nel Paese, e si riflettono sugli imprenditori e sui consumatori congelando le decisioni di investimento. Non possiamo permettercelo, specie in un momento delicato come questo e la “crescita zero”, in vista di una manovra complessa che non sarà indolore. Invece c’è bisogno di fiducia, di rovesciare le aspettative: dare certezze, chiarezza sull’operatività delle misure per la competitività. Non è più il tempo di no e di dividersi su tutto. Al governo e alla sua maggioranza, se c’è ancora, chiediamo una prova di serietà. Il Paese merita chiarezza sul futuro e risposte concrete alle sfide di medio-lungo periodo. Revisione federale con le autonomie regionali e infrastrutture grandi e piccole sono indispensabili e urgenti per sostenere le imprese e il tessuto economico».