Srator (Confartigianato): "Primo step importante"
IL "CURA ITALIA" DIVIDE GLI IMPRENDITORI TREVIGIANI
Capraro (Ascom): "Un'aspirina, serve terapia d'urto"
"Cura Italia è in dirittura d’arrivo e aspettiamo i dettagli. Ce lo stanno presentando come un punto di partenza, ma – assicura Capraro- sono certo che servirà molto di più, urge un cambio di passo, un nuovo paradigma. Siamo di fronte ad una recessione che supera probabilmente quella generata dall’11 settembre 2001".
Il rappresentante del mondo del terziario trevigiano rincara: "Il 'meglio poco che niente' non funziona, 'il giusto per iniziare non basta'. Non è una risposta politica che le imprese possono accettare. Stiamo facendo, con onore, responsabilità e sacrificio, la nostra parte e chiediamo altrettanto alla Politica. Le nostre imprese devono essere messe nella condizione di non chiudere e ripartire: occorrono provvedimenti strutturali, non semplici tamponamenti, per salvare i posti di lavoro e consentire a tutti ripartire. Ci è stata sottratta la dimensione temporale, quella che consente ad ogni impresa (e ad ogni famiglia dei nostri lavoratori) la pianificazione: per noi domani è già settembre ma non abbiamo né strumenti, né possibilità di programmare, né misure concrete e stabilizzate che vadano oltre gli annunci di speranza".
Per Capraro occorrono interventi di ben maggiore portata: "Il rinvio di una scadenza oggi non è una cura, è meno di un’aspirina su un malato ferito ed agonizzante. Più del 30% del Pil nazionale è compromesso, certamente tutto il turismo, gran parte del commercio e dei servizi, una parte anche delle produzioni e del manifatturiero. Servono sostegni senza limiti di tempo, accesso al credito e liquidità, certezze nel breve e medio periodo. In pratica: serve una terapia d’urto".
"Questa crisi, non si supera di sicuro coi 600 euro per gli autonomi o con il rinvio di qualche scadenza - aggiunge ancora il numero uno della Confcommercio Treviso - si rischia di ripetere l’errore del reddito di cittadinanza per i disoccupati senza aprire alcuna possibilità di lavoro o avviare alcun corso di formazione professionalizzante. Occorre pensare ad ampie moratore fiscali, a contributi a fondo perduto, a politiche attive, a sgravi totali per l’occupazione, a deroghe per gli affitti".
Per Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Marca Trevigiana, invece, il decreto, pur non essendo sufficiente, rappresenta un buon punto di partenza.
“Un primo step importante a cui ne dovranno necessariamente seguire altri. Siamo di fronte ad una vera e propria manovra economica in cui sono state recepite una parte delle nostre richieste tra le quali: la sospensione e la proroga di versamenti e adempimenti e le misure di tutela del lavoro. La sospensione, per le piccole imprese sotto i 2 mln di ricavi, dei versamenti di ritenute, IVA, contributi Inps e premi Inail in scadenza fino al 31 marzo; il rinvio degli adempimenti tributari scadenti entro il 31 maggio 2020; la moratoria dei mutui in essere fino al 30 settembre 2020; la copertura delle sospensioni dal lavoro con forme di deroga di cassa integrazione per tutti dipendenti, rifinanziamento Fondo Centrale Garanzia con la possibilità di estendere la garanzia dal 50 all’80%". L'associazione stima che, ad oggi, 550 ditte artigiane trevigiane (delle 2.300 venete) abbiano fatto richiesta di ammortizzatori per quasi 2.200 dipendenti (10 mila veneti). I settori che ne hanno fatto richiesta immediata sono: benessere, orafi, odontotecnici, carrozzieri, autoriparatori, alimentaristi , pasticceri e in misura per ora più limitata tessile e meccanica.
"Resta però ancora molto da fare per autonomi e imprenditori. A partire dal rinvio dei versamenti del 16 aprile perché è facile prevedere che saremo ancora in grave stato di necessità”, nota Sartor. “Il Decreto – spiega ancora il Presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana – recepisce una parte importante delle sollecitazioni di Confartigianato. Ora sollecitiamo la soluzione del problema della miriade di adempimenti delle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione: chiediamo siano tutti prorogati con una norma “ombrello”.
“Siamo imprenditori e quindi propositivi per natura - conclude il leader degli artigiani -. La situazione è straordinariamente difficile e richiamiamo l’attenzione su soluzioni che forniscano liquidità alle imprese, soprattutto nella fascia fino ai 50.000 euro che rischia di restare scoperta, sostenuta opportunamente anche da un contributo a fondo perduto. Bisognerà inoltre trovare soluzioni che salvaguardino la classe di merito creditizio delle imprese, e norme che permettano di erogare credito in maniera straordinaria rispetto alle attuali direttive delle BCE e della Banca d’Italia".