Pomini (Fedemoda): "Shock finanziario con impatto devastante"
NEGOZI DI MODA CHIUSI, MA CON I MAGAZZINI PIENI
Ferma merce anche per un milione di euro

Tra i comparti più a rischio, c'è proprio quello dei negozi di abbigliamento, calzature, accessori, intimo, biancheria. Per queste imprese si prospetta uno shock finanziario dovuto ai costi fissi ed alla giacenza di merce primavera-estate ferma nei magazzini. Una media, sicuramente per difetto, di 250 mila euro per ogni punto vendita “tipo” in provincia, stima l’associazione di categoria Federmoda. Ma alcune ditte hanno magazzini con articoli per un valore di un milione di euro fermi e in parte già pagati, mentre altri arriveranno alla riapertura delle fabbriche nel rispetto di contratti stipulati alla fine della scorsa estate. Se moltiplicato per tutte le aziende del segmento, l’impatto economico risulta quindi notevolissimo, sottostimato dalle analisi ufficiali. “Al momento dello scoppio dell’emergenza e alla chiusura delle attività per decreto il 9 marzo, la merce primavera-estate era già ordinata ed in parte consegnata - spiega Guido Pomini, presidente provinciale di Federmoda - a differenza di altri settori che hanno potuto chiudere azzerando o quasi quel centro di costo che è il magazzino, nel caso della moda questo non è avvenuto". "L’iniziale sofferenza che si genererà, e in realtà si è già generata, sulla liquidità delle imprese - rimarca Pomini - non potrà trovare nelle vendite un primo palliativo; non sappiamo ancora quando riapriremo e come riapriremo. Tutto ciò avrà un impatto devastante sul bilancio 2020 delle aziende del comparto tra l’altro già gravato da anni difficili".