Conte: "Servono soluzioni diversificate per industria e artigianato"
IN VENETO PERSI 6,5 MILIARDI DI PIL PER LA SERRATA CORONAVIRUS
Indagine dell'Osservatorio della Cna

Lo stop (dal 12 marzo al 13 aprile) ha interessato circa 276 mila aziende (quasi due terzi del totale delle attività imprenditoriali regionali) il 64 per cento e coinvolto 1 milione e 200 mila addetti (6 su 10).
Il DPCM del 10 aprile i cui effetti si vedranno a partire da questa mattina non ha spostato molto nel panorama delle riaperture nel mondo dell'artigianato. Si stima che da oggi a riaprire i battenti saranno circa 3mila e 500 attività. La percentuale (64 %) delle chiusure cala dunque, ma di poco, come evidenzia il Presidente della CNA del Veneto Alessandro Conte: “Per l'artigianato in questo momento il lock down è tutt'altro che soft. Basti pensare che la maggior parte delle imprese dell'edilizia, della meccanica sono praticamente ferme fatte salve quelle che operano nelle filiere essenziali. Per non parlare dei comparti della moda, del benessere (parrucchieri, estetiste) e dell'artistico tradizionale (orafi, restauratori), dove il fermo è totale. Ma non siamo qui solo ad elencare le difficoltà, chiediamo piuttosto alle istituzioni di interloquire sulle istanze dell'artigianato che non sono quelle dell'industria in generale”.
Per questo la CNA del Veneto ha deciso di scrivere una lettera alla Regione: “E' fondamentale usare questi 15 giorni per organizzare il piano delle riaperture, ma per l'artigianato che ha caratteristiche diverse da quelle degli altri settori, servono soluzioni specifiche – dichiara il segretario del Veneto Matteo Ribon - Non dimentichiamoci che gli artigiani sono i veri rappresentanti del Made in Italy: moda, food, meccanica e legno arredo solo per citarne alcuni possono essere la strada maestra per la ripresa, soprattutto guardando alle necessità legate all'export”.