TREVISO - Ci sono gli specialisti dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria del Ca’ Foncello, coordinati dal prof. Paolo Boscolo-Rizzo, a capo del team internazionale di ricercatori italiani e britannici che ha studiato le implicazioni delle alterazioni olfattive nel COVID-19. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista «JAMA» (The Journal of the American Medical Association) dimostra come un alterato senso dell'olfatto o del gusto possa essere un indicatore precoce di infezione da SARS-CoV-2. L’obiettivo della ricerca era di stimare la prevalenza, l'intensità e il timing di insorgenza di un alterato senso dell'olfatto o del gusto nei pazienti con infezione da SARS-CoV-2. «Abbiamo condotto un’indagine trasversale su 202 pazienti dell’ULSS 2 con tampone positivo al nuovo coronavirus, moderatamente sintomatici e in isolamento domiciliare – spiega il prof. Boscolo-Rizzo, dell’équipe di ORL del Ca’ Foncello, oltre che membro del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova -.
I dati hanno evidenziato come alterazioni dell'olfatto o del gusto siano segnalate dal 65% dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2 e spesso siano il primo sintomo della malattia. Suggeriamo dunque, durante la pandemia di COVID-19, l'auto-isolamento per i pazienti che lamentano un’alterazione dell'olfatto o del gusto, in attesa dell'esecuzione e dell’esito del tampone. Proponiamo inoltre l'inclusione delle alterazioni dell'olfatto o del gusto negli elenchi dei sintomi pertinenti di COVID-19 riconosciuti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.»