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La nostra rubrica sul mondo golfistico a cura di Paolo Pilla
PILLOLE DI GOLF/313- CAMPI/25: IL GOLF CLUB DONNAFUGATA
In Sicilia, un gioiello in cerca di rilancio

Fiore all’occhiello del turismo golfistico italiano, il resort, all’interno di un parco di 240 ettari, è un albergo a cinque stelle che conserva il fascino della grande, antica tenuta signorile appartenuta ai Marchesi Arezzo. Elegante e spazioso, in 900 mq, l’hotel può contare su 202 camere e suite, numerose sale meeting, una Spa con piscina e palestra, cinque adeguati ristoranti, il tutto in un contesto ricco di testimonianze del passato che sono nell’aria, si respirano.
C’era un tempo, una vecchia torre duecentesca; su di essa nell’800 fu edificata una magione gentilizia, il castello, che divenne il centro di vita mondana dell’epoca dove il barone, senatore del Regno, riceveva con sfarzo i suoi ospiti. Il nome curioso Donnafugata, è legato a una leggenda: la rocambolesca fuga che la regina Bianca di Navarra, imprigionata in una stanza del castello dal malvagio conte Bernardo Cabrera, riuscì a compiere attraverso le gallerie. Il termine in dialetto siciliano sarebbe "Ronnafugata", che sta per "donna fuggita". Questa è la possibile derivazione del nome, ma altrettanto verosimile è che il nome Donnafugata derivi dall’arabo "Ain-jafat", che significherebbe "Fonte di salute”. A soggiornarvi, si capisce che entrambe le teorie possono considerarsi valide. I pregevoli saloni, la facciata gotica orlata di merli, le grandi bifore a sesto

Queste sono anche le terre di Montalbano, ricche di ville eleganti dall’architettura barocca.
Una terra straordinaria, generosa, che riesce a dare frutti deliziosi, far crescere alberi grandiosi (stupore suscitano i due immensi carrubi posti a guardia dell’ingresso dell’hotel).
Per arrivarci in comodità ci sarebbe l’aeroporto di Comiso nelle vicinanze (15 minuti d’auto), ma per chi abita nel nord-est è più semplice prendere l’aereo a Treviso e atterrare a Catania, per proseguire poi con l’auto fino a destino. Percorso attraente, per il paesaggio bello, per gli inconfondibili panorami.
Il Campo da Golf si estende su 200 ettari, e ha due percorsi: il Parkland, disegnate dal leggendario Gary Player, giocatore e progettista di fama mondiale, e il Links, progettato da Franco Piras, che di Gary Player è stato riconosciuto progettista in Italia. Bellissimi entrambi! Percorrere il Parkland significa procedere tra ulivi e carrubi, totalmente immersi nella natura. I sorprendenti scorci, poi, valorizzano la manifesta bellezza di quella terra. Ricchi di fascino i muretti a secco che si accompagnano alle buche, sempre nuove, e diverse. I bunker, anche se non numerosi, sono profondi; i green insidiano, impongono attenta strategia di gioco. Peccato che non si possa vedere il mare che pure è vicino, ma ugualmente se ne sente il profumo. Lo si gode appieno se si gioca

Il vento soffia frequente, prevalentemente proviene dal mare, ma non è limitante, io l’ho trovato gradevole. Era piuttosto il rough a creare qualche difficoltà, finendo per aver significato sugli score. L’erba del rough è profumata, ma non perdona. Se si esce anche di poco dal fairway, ci sono grosse difficoltà a trovare la palla: l’erba la inghiotte, e poi si richiude. Spesso si trova solo se si ha la fortuna di calpestarla. Erano un po’ lenti i green, i bunkers con la sabbia un po’ dura e qualche sassolino, ma eccellenti i fairways.
L’area è archeologica; se non si è in gara, è possibile meravigliarsi accanto alla buca sei, visitando una necropoli greca del VI sec a.C., proprietà del resort. Sono tanti i dintorni da visitare nella Val di Noto, alcuni con il patrocinio dell’Unesco quali Ibla, Modica, Noto e Scicli. Se non si ha il tempo di visitare tutto, sicuramente è opportuno fare una capatina al castello, e concedersi una

Ahimè, però. Il resort con questo insieme di dovizie, è oggi in pesante difficoltà: nel maggio 2018, il tribunale di Ragusa ha dichiarato fallita la società di gestione, per un debito di 67mila euro, una cifra irrisoria se messa accanto al valore della struttura. Un contenzioso insanabile tra la proprietà dell’area e la gestione. Non mi è facile capire i motivi di questa débâcle, visto che l’ambiente

Paolo Pilla



