TREVISO - Il complesso intervento è stato eseguito, utilizzando una tecnica poco conosciuta, dall’unità operativa complessa di chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. “Il giovane – spiega il primario, dr Luca Guarda Nardini – da qualche tempo aveva riscontrato un ingrossamento del lato destro del naso, con peggioramento della capacità respiratoria. Dopo numerosi accertamenti in vari ospedali è approdato da noi. Il paziente, nella cui gestione sono stato coadiuvato dal dottor Mirko Ragazzo e dal dr Matteo Val, è stato immediatamente sottoposto a biopsia della lesione, con diagnosi di una rara neoplasia, il tumore di Masson. La Tac ha messo in evidenza un’ampia lesione di circa 3 cm che aveva eroso le ossa nasali. Completati gli accertamenti preoperatori – prosegue Guarda Nardini - si poneva il problema del forte impatto estetico che la gestione chirurgica della malattia poteva comportare per il giovane. E’ stato quindi richiesto un modello in 3D del cranio, per avere un miglior inquadramento dell’estensione della malattia e identificare quale potesse essere il miglior approccio da mettere in atto alla luce della giovane età del paziente. Dopo attente valutazioni abbiamo deciso di aggredire la neoplasia con una tecnica poco conosciuta, il “Midfacial Degloving Approach”, un approccio combinato dal cavo orale e dal naso, in maniera tale da evitare esiti cicatriziali in sede estetica. Si è posto, anche, il problema di come ristabilire i normali lineamenti del volto tenendo conto del minus che si sarebbe creato una volta rimosso il tumore. Avendo a disposizione una delle più grandi banche dei tessuti a livello europeo (FBTV Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso), si è deciso di utilizzare a fini ricostruttivi della cartilagine da costola di donatore, anziché prelevare tessuto dal paziente. Il tutto al fine di ridurre l’invasività dell’intervento, i tempi di recupero post-operatori e il rischio di complicanze”.
L’intervento ha avuto una durata di circa tre ore senza particolari complicanze. Il decorso postoperatorio è stato regolare e il paziente è stato dimesso dopo alcuni giorni.
“A tre settimane dall’operazione il paziente dimostra un completo recupero della funzione e dell’estetica pre-intervento – sottolinea Guarda Nardini -. La difficoltà del caso necessitava un intervento radicale nei confronti della massa neoplastica e, allo stesso tempo richiedeva un’elevata attenzione all’estetica. Di qui la decisione di utilizzare tutte le più moderne tecnologie informatiche e i materiali maggiormente all’avanguardia per la corretta riabilitazione del paziente. Un ringraziamento va rivolto – aggiunge il primario – al team di infermieri di sala operatoria e di reparto, in grado di gestire e seguire il paziente per ogni necessità, e al gruppo di anestesisti, che ha reso agevole per il paziente e per i chirurghi un intervento estremamente complesso”.
“Con questo intervento l’équipe del primario Guarda Nardini si conferma un’eccellenza della sanità trevigiana – commenta il direttore generale, Francesco Benazzi -. L’unità operativa complessa di chirurgia maxillo facciale del Ca’ Foncello è un centro di riferimento per la gestione ortodontica e chirurgica dei pazienti con malformazioni dento-facciali, per la riabilitazione di gravi mancanze ossee in vista dell’inserimento di impianti dentali, nella prevenzione e cura delle lesioni pre-maligne e maligne del distretto testa-collo, per la gestione dei pazienti disabili e, infine, è centro regionale di riferimento per il trattamento dei disordini temporomandibolari”.
Il Tumore di Masson
E’ una neoplasia benigna molto rara, che prende origine dalle cellule dei vasi sanguigni, ma con caratteristiche espansive nei confronti dei tessuti circostanti. Non erano noti in letteratura scientifica casi che coinvolgessero le ossa nasali. Si pensa che tali lesioni prendano origine da delle malformazioni vascolari o siano causate dei traumi, ma al momento, data la ridotta frequenza di questa malattia non si è ancora a conoscenza della causa scatenante. Il trattamento è generalmente chirurgico, anche se sono note altre metodiche proposte in alcuni studi scientifici, ma che dimostravano un aumentato rischio di recidiva a lungo termine.