Oltre 2mila ditte, pur penalizzate dalle chiusure, non riceveranno indennizzi
QUATTRO IMPRESE TREVIGIANE SU CINQUE ESCLUSE DAI RISTORI
L'allarme di Confartigianato della Marca
La seconda delusione -prosegue Sartor - arriva scorrendo le tabelle con l'elenco delle attività produttive che hanno diritto agli aiuti previsti dal decreto "ristori". Non capiamo perché tassisti e Ncc siano gli unici a cui viene erogata la stessa cifra della volta precedente a fronte di chiusure effettive di tutto il comparto a causa della mancanza di richiesta di mobilità, che comportano perdite di milioni di fatturato, l'unica casella con su scritto "100%" a fronte delle gelaterie che ottengono il 150%, dei ristoratori che arrivano al 200% e soprattutto delle discoteche e night club che arrivano al 400%. In totale nell’’artigianato trevigiano avranno diritto ad un aiuto 441 imprese (2mila700 in veneto ) che occupano quasi 1.500 addetti (8.500 in regione)”.
“Resta sullo sfondo -sottolinea il Presidente- la scarsa efficacia di una spesa di 5,4 miliardi di euro per i ristori. Denaro che avrebbe dispiegato la sua forza di contrasto al coronavirus certamente in misura maggiore se fosse stato dispiegato per il potenziamento preventivo dei trasporti pubblici e nel far rispettare con rigore le misure che puniscano i comportamenti scorretti di singoli cittadini e di operatori anziché stoppare in modo casuale, generalizzato e incomprensibile solo alcune attività. Non possiamo passivamente accettare le chiusure laddove c'è stata un'applicazione scrupolosa delle misure imposte dai protocolli di sicurezza e dove è stato verificato che il rischio Covid è sotto controllo”.
“La salute e il rispetto delle norme, vengono prima di ogni altra cosa – rimarca - su questo fronte la nostra Associazione garantisce la consueta e piena collaborazione delle imprese artigiane con le autorità di controllo, nel reciproco rispetto delle funzioni e per consentire ai cittadini di poter usufruire dei nostri servizi nel rispetto delle regole stabilite del Governo. Ogni misura presa ha un conto da pagare e -conclude Sartor- il prezzo oggi rischia di essere altissimo per tutte le imprese artigiane”.
