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LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

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Le nostre interviste andate in onda al termine del Giornale Radio Da questi link è possibile ascoltare e scaricare le interviste e i nostri approfondimenti andati in onda al termine del Giornale Radio ANTONELLO PEATINI Presidente provinciale FNAARC- ConfcommercioSTEFANO...continua

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PILLOLE DI GOLF/353: UOMINI & DONNE, SETTIMANA DI GRANDI TORNEI

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PILLOLE DI GOLF/352: FINALE A SORPRESA AL GENESIS, HOMA VINCE AL SUPPLEMENTARE

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Pozza: "Temiamo sia solo la prima ondata di chiusure"

NELLA MARCA PERSE 500 IMPRESE NEL 2020

La rilevazione della Camera di commercio


TREVISO - Il consuntivo della demografia d’impresa di fine anno 2020 evidenzia, nelle due province di competenza, una contrazione sul numero delle sedi d’impresa, rispetto a dicembre 2019, in misura più accentuata rispetto a quanto avvenuto nello stesso periodo dell’anno precedente.
Per la provincia di Treviso tra dicembre 2020 e dicembre 2019 si registra un saldo negativo pari a -483 sedi d’impresa, contro le -221 sedi di un anno fa. Per la provincia di Belluno, nello stesso periodo si registra un saldo negativo pari a -194 sedi d’impresa, contro le -97 sedi di un anno fa.
Questa variazione negativa di sedi d’impresa è determinata, in misura rilevante, dal calo delle imprese artigiane: -207 in provincia di Treviso, -67 in provincia di Belluno. I settori più interessati dal calo delle artigiane, come si vedrà nel dettaglio, restano il manifatturiero, le costruzioni, i trasporti, i servizi alla persona.
Restano invece in crescita le unità locali (+238 a Treviso, +91 a Belluno), in linea con quanto rilevato lo scorso anno. Le più significative divergenze, fra calo delle sedi e crescita delle unità locali si registrano, a Treviso, nell’agricoltura (-100 le sedi; +50 le unità locali), nel settore della fabbricazione di prodotti in metallo(-35 le sedi, +30 le unità locali) e nell’alloggio e ristorazione (rispettivamente -58 e +28); a Belluno nel commercio al dettaglio (-69 le sedi; +12 le unità locali), nel manifatturiero (-39 le sedi; +14 le unità locali) e nell’alloggio e ristorazione, rispettivamente -31 e +26: in questo caso, la crescita delle unità locali, quasi tutta concentrata tra marzo e settembre, di fatto va pressoché a compensare la flessione delle sedi; da capire se per processi di aggregazioni interni, fra imprese bellunesi, o per processi di acquisizione che avvengono dall’esterno.
Difficile dire quanto di questo saldo negativo sia determinato dall’emergenza sanitaria e quanto invece sia indipendente dalla stessa. Per provare a dare una prima risposta al quesito, si scorpora il saldo annuale in tre periodi di osservazione: periodo pre-Covid (tra dicembre 2019 e marzo 2020), trimestri centrali dell’anno (con il secondo trimestre caratterizzato dal lockdown e un terzo trimestre di ripartenza) e ultimo trimestre dell’anno (con la seconda ondata della pandemia). L’andamento di ciascun periodo viene confrontato con le dinamiche dello stesso periodo nell’anno precedente.

Il commento del Presidente Mario Pozza

“Non c’è tempo da perdere – commenta il Presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza, pensando alle incomprensibili vicende della politica romana - nell’ultima parte dell’anno abbiamo registrato un’intensificazione delle chiusure d’imprese, in particolare aziende artigiane operanti nella manifattura e nei servizi”.
“Dopo la calma apparente dell’estate – continua il Presidente - fra settembre e dicembre le nostre province hanno perso nel complesso -328 sedi d’impresa, contro le - 281nello stesso periodo dello scorso anno.
Incominciano a concretizzarsi, purtroppo, gli effetti-Covid sull’economia: tra calo della domanda e misure di prevenzione dei contagi, una prima componente più fragile d’imprese decide con tutta evidenza di dare forfait. Ma siamo convinti – sostiene Pozza – che si tratti solo di una prima onda d’urto. Vedendo alcuni settori ancora non toccati dal segno negativo, come l’alloggio e ristorazione, è facile ipotizzare che il grosso delle chiusure le potremo contabilizzare sul piano statistico solo nel corso dei prossimi mesi”.
“Paradossalmente – precisa il Presidente - lo stesso commercio al dettaglio perde più imprese nella prima parte dell’anno piuttosto che durante la pandemia. Da ciò i nostri timori di un effetto ritardato nelle chiusure”.
“Ma già così emerge un bilancio annuo preoccupante – dice Pozza: infatti, fra chiusure registrate nella prima parte dell’anno, quando ancora si accusavano gli effetti della debole congiuntura del 2019, e chiusure ora indotte da Covid, la provincia di Treviso perde quasi 500 imprese, di cui 207 artigiane, mentre la provincia di Belluno ne perde quasi 200, di cui 67 artigiane”.
“Consegno questi numeri alla politica – conclude accorato Pozza – affinché la smetta di perdere tempo e capisca quanto necessaria sia una strategia, una visione, un cronoprogramma per sconfiggere crisi economica e pandemia. Abbiamo ottenuto ascolto, una volta tanto, da Bruxelles. Non dobbiamo dissipare la credibilità ottenuta. Con il Recovery Fund possiamo rafforzare le filiere produttive, che sono la parte più dinamica e resiliente della nostra economia, e al tempo stesso investire nelle infrastrutture a vantaggio della competitività di sistema, nell’istruzione, nella sanità, per ridurre i divari territoriali”.
“Possiamo mobilitare le migliori energie del nostro Paese. Ma dobbiamo fare in fretta:- è l’appello del Presidente Pozza - dietro questi numeri ricordiamoci che ci sono imprenditori, le loro famiglie, i loro dipendenti. La smetta, la politica, di far la conta delle poltrone per sopravvivere. Si apra piuttosto in ogni regione un veloce confronto per come spendere al meglio le risorse del Recovery Fund, sui problemi reali del Paese. Si sfrutti anche il sistema camerale, se serve, per questo confronto, vista la nostra vicinanza alle imprese e alle associazioni di rappresentanza. Noi siamo pronti. Ma facciamo presto. Il tempo è quasi scaduto.”

TREVISO
Emerge quindi che in provincia di Treviso il saldo annuale negativo pari a -483 unità è determinato da una forte caduta avvenuta nel corso del primo trimestre dell’anno pari a -496 unità, più accentuata rispetto a quella dell’analogo periodo dell’anno precedente (-426), da un recupero registrato nel semestre marzo-settembre 2020 pari a +289 unità, ma sottotono rispetto a quello del corrisponde del 2019 (+442), ed infine da un’ulteriore contrazione registrata nell’ultimo trimestre dell’anno pari a -276 unità, anche in questo caso in peggioramento rispetto all’analoga variazione trimestrale del 2019 (-237).
Rispetto a questa segmentazione temporale, alcuni settori ricalcano l’andamento appena descritto, altri se ne differenziano in modo significativo.
Sono emblematici al riguardo, per ragioni diverse, il comparto manifatturiero e il commercio al dettaglio. Il primo entra in sofferenza nell’ultimo trimestre, il secondo accusa le contrazioni più significative nella prima parte dell’anno.
Nel dettaglio, le attività manifatturiere perdono -159 sedi nel corso del 2020, quando lo scorso anno la variazione era stata di -114 sedi. La quota più rilevante di queste contrazioni (-121) si registra fra settembre e dicembre 2020 (contro una flessione di -50 nel medesimo periodo del 2019).
Il comparto che presenta una maggiore discontinuità, in negativo, è la metalmeccanica: perde -64 sedi (contro le -28 del 2019). Questa discontinuità emerge in particolare nell’ultimo trimestre (-26 quest’anno contro -6 lo scorso anno); nella parte centrale dell’anno la flessione è minima (-10) ma si confronta con +7 dello scorso anno; nel primo trimestre del 2020 il comparto aveva accumulato già una flessione di -28 sedi, ma sostanzialmente in linea con l’anno precedente. Il settore più sofferente, all’interno del comparto, è quello della carpenteria metallica: perde 35 sedi, ma vede crescere quasi specularmente +30 unità locali.
Gli altri comparti che cedono imprese in modo significativo sono: il sistema moda(-39 quest’anno contro un -31 l’anno scorso, con scostamenti più marcati proprio nell’ultimo trimestre) e il legno arredo(-60 quest’anno, contro un -48 l’anno scorso, anche in questo caso con una più significativa flessione nell’ultimo trimestre (-40).
Restano infine in leggera contro tendenza alcuni settori manifatturieri, che nella parte centrale dell’anno avevano registrato una buona crescita. In particolare le attività di fabbricazione di prodotti in gomma e plastica (+12 sedi) e le attività di riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (+18 sedi).
Come sopra anticipato, delle -159 sedi d’impresa perse in un anno nel comparto manifatturiero, -103 sono artigiane, operanti soprattutto nella metalmeccanica (-64) nel legno arredo (-15) nel sistema moda (-19).
Anche l’’intero comparto del commercio accusa importanti flessioni: -289 che però risultano sostanzialmente in linea, addirittura di poco inferiori, a quanto registrato lo scorso anno (-300). Sono colpiti tanto il commercio all’ingrosso (-141 sedi nel 2020, contro le -95 del 2019), quanto il commercio al dettaglio (-162 sedi nel 2020, -200 lo scorso anno), ma con alcune differenze.
L’ingrosso risulta palesemente più in difficoltà nel 2020 rispetto allo scorso anno, mentre il commercio al dettaglio perdeva più imprese nel 2019. Accade inoltre che in entrambi i settori la contrazione si concentri in prevalenza nel primo trimestre 2020. In particolare, per il commercio al dettaglio si evidenzia una flessione di -134 sedi nel primo trimestre, sulle -162 complessive dell’anno.Questo dato sembra confermare come gli effetti di Covid sulle chiusure delle imprese siano ancora congelati o forse rinviati al primo trimestre 2021. Emblematico, al riguardo, è poi il dato dell’ultimo trimestre, nel quale il commercio al dettaglio registra una variazione positiva, anche se di appena +5 sedi.
Anche l’atteso impatto di Covid sull’alloggio e ristorazione (oggettivamente colpiti dal doppio lockdown sia di primavera che d’autunno) non pare ancora emergere dai dati. Una frenata all’espansione storica del settore c’è: la flessione annuale è di -58 sedi d’impresa (contro le +4 dello scorso anno). Ma tale flessione è per oltre metà imputabile a cessazioni avvenute nel primo trimestre del 2020 (-35 contro -7 nel medesimo periodo del 2019).
In controtendenza positiva il settore dell’edilizia: nonostante la flessione dell’ultimo trimestre (-19 sedi) registra una variazione tendenziale positiva, +22 sedi rispetto al 2019, merito della crescita avuta durante i due trimestri centrali (+73 sedi nel 2020 rispetto alle +49 nel 2019), ma anche di un primo trimestre, dove si era registrata una variazione di -32 sedi, più attenuata rispetto al 2019, quando la variazione era stata di -73 sedi. Le artigiane non seguono il trend di recupero del comparto: il calo su base annua è di -50, e si concentra in particolare nel primo e nell’ultimo trimestre del 2020: -54 e -32 rispettivamente.
Con riferimento ai servizi alle imprese, il trend annuo resta positivo (+102 sedi nel 2020), ma caratterizzato da minore crescita rispetto all’anno scorso (+188). Questo rallentamento è particolarmente avvertibile nella parte centrale del 2020, nella quale il comparto cresce sì di +137 sedi d’impresa, ma non certo ai livelli del 2019 (+243). Il calo delle imprese nel settore dei trasporti è determinato soprattutto dalle aziende artigiane (-38).

Infine, il comparto dei servizi alla persona, chiude l’anno con una variazione irrisoria di -2 sedi. Tengono le attività culturali e ricreative, anche se ben toccate dai provvedimenti di restrizione o chiusura delle attività. Il settore degli altri servizi che ricomprende parrucchieri ed estetisti chiude l’anno con -30 sedi: ma paradossalmente la flessione più marcata (-57) si registra nel primo trimestre, mentre da marzo a dicembre si evidenzia una crescita di +27 sedi.Rilevante, nello stesso settore anche il calo delle imprese artigiane: -41, maggiore del calo complessivo delle sedi.