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La nostra rubrica sul mondo golfistico a cura di Paolo Pilla
PILLOLE DI GOLF/347: LA COREANA KIM A LIM VINCE A SOPRESA L'US WOMEN'S
Non aveva mai giocato sull'Lpga. Tra i maschi, esordio per il figlio di Tiger Woods

Nel field del Women's Open, erano presenti le migliori giocatrici del momento, comprese le prime nove del ranking mondiale. Le tre italiane sono da anni tra le più forti giocatrici della squadra azzurra, e vincitrici in più occasioni in campo internazionale. L’evento ha avuto luogo sui due percorsi del Champions Golf Club (Jackrabbit e Cypress Creek), a Houston in Texas, Stato in cui tornava per la seconda volta, dopo quella del 1991. L’invito a partecipare rivolto alle tre italiane al fianco delle migliori giocatrici mondiali, ha gratificato la Federazione Italiana Golf e l’intero movimento golfistico nazionale, perché ha ulteriormente avallato il valore tecnico e agonistico degli atleti azzurri. Da anni, ormai, i giocatori italiani pro e dilettanti, stanno raccogliendo vittorie e riconoscimenti nei tornei di tutto il mondo e in ogni fascia d’età. E anche in questa stagione, purtroppo tormentata, hanno saputo cogliere 18 successi in eventi internazionali.
Tra le eccellenze, portabandiera era la coreana Jin Young Ko, numero uno, tesa a difendere il trono dall'attacco della connazionale Sei Young Kim, che aveva risalito la scala dei valori con due successi il KPMG Women's PGA, un major, e il Pelican Women's Championship. La Ko è stata lontana dal Tour per dieci mesi, è rimasta volontariamente in patria per la paura del Covid-19; l’assenza ha assottigliato il suo grande vantaggio ad appena 41 centesimi di punto sulla

Le tre azzurre, sono accomunate da una serie di successi: insieme, hanno preso parte a due Campionati Europei Girls a squadre in cui l’Italia ha conquistato una medaglia d’oro, e una d’argento. Erano entusiaste di partecipare, orgogliose di dare un contributo alla maglia azzurra.
L'esordio, ha visto le prodezze di Amy Olson, 28enne di Oxbow (North Carolina), che ricorrendo agli effetti speciali, una hole in one con l’aggiunta di tre birdie, ha preso il comando, mentre l'avvio delle azzurre, che stanno facendo un’esperienza gratificante vivendo il major fianco a fianco con le più forti giocatrici del mondo, è stato piuttosto deludente. Non hanno cominciato bene, però, neanche le giocatrici più attese, seppur quasi tutte in grado di recuperare: la coreana Sei Young Kim, numero due mondiale, e la canadese Brooke M.

Nella terza giornata si sono avute condizioni molto difficili per la pioggia; al comando è stata la giapponese Hinako Shibuno, 22enne di Okayama, che ha girato in 74, punteggio sufficiente per lasciare a un colpo Amy Olson, leader al primo turno. La giapponese avrebbe potuto divenire la terza giocatrice a vincere due major senza essersi imposta in precedenza in tornei del LPGA Tour.
Gara praticamente da archiviare per altre concorrenti indicate favorite, tra cui la coreana Inbee Park. Sono uscite al taglio le tre dilettanti azzurre, ma oltre all’onore dell’invito, hanno avuto la grande opportunità di fare una esperienza che tornerà utile per il loro futuro.
Sorpresa finale, a vincere è stata la sud coreana Kim A-Lim, che con una grande rimonta ha vinto il più grande campionato di golf femminile al suo primo tentativo, non avendo mai giocato nell'LPGA: tre birdie consecutivi proprio in chiusura, alla buca 16, alla 17, alla 18.
Ed eccoci a Tiger e Charlie Woods. Il ragazzo, 11 anni, ha sostenuto la gara

C’era anche una proette in gara, la svedese Annika Sorenstam, che ha dominato la scena mondiale per oltre un decennio; giocava con il padre Tom, 14ª. I Woods non hanno vinto la gara, battuti dai quattordici birdie di Matt Kuchar con il figlio Cameron; sono arrivati sesti, con 62, annoverando un eagle nove birdie, un bogey. Charlie Woods era il più giovane ad aver preso parte all’evento, ha mostrato la stessa eleganza del padre, e come lui, è stato capace di stupire. Ha fatto sfoggio anche della sua abilità, dove al par 5 della buca tre ha fatto il secondo colpo lunghissimo con palla in bandiera, che ha fruttato l’eagle.
Paolo Pilla


