"Non si sposti ancora sul privato, servono assunzioni"
"PERSONALE INSUFFICIENTE PER SMALTIRE VISITE ED ESAMI ARRETRATI"
L'allarme della Cgil sulla ripresa delle prestazioni non urgenti
Grave è, infatti, l’odierno quadro sanitario per l’intera provincia trevigiana: dalle cure palliative, che vedono una situazione di carenza di medici, alle cure primarie. L'attuale pandemia sta poi comportando un enorme incremento del disagio mentale a cui va data una forte risposta territoriale con incremento di tutte le figure professionali. “La legge regionale prevede, infatti, per i Centri di Salute Mentale un operatore ogni 3mila abitanti - afferma Tiberio Monari, FP CGIL Medici e Dirigenti Sanitari -. Per dare una risposta efficace ai bisogni di salute è indispensabile una dotazione organica che sia adeguata agli attuali bisogni”. Questo il richiamo della Funzione Pubblica CGIL di Treviso e della FP CGIL Medici e Dirigenti sanitari.
“I nodi da un anno a questa parte sono mano a mano venuti al pettine, rilevando le criticità di un sistema ancora troppo ospedalecentrico e che ha disinvestito in termini di organici, bensì ha allocato risorse esclusivamente sulle infrastrutture e via via spostato l’offerta di prestazioni sul privato. E così oggi il sistema fatica, quando addirittura non riesce, a garantire nemmeno quanto previsto dalla normativa e dai LEA, con il personale che nel contempo impiegato ancora a operare per la cura e il contenimento del virus, sarà chiamato a far ripartire le attività ambulatoriali, le visite e gli esami non urgenti - spiega Sara Tommasin della FP CGIL di Treviso -. Una mole di prestazioni da recuperare dunque senza un organico sufficiente a farvi fronte, in particolare proprio in quei reparti già segnati da carenze come l’ortopedia di Montebelluna. Gli stessi pneumologi rimasti in servizio lamentano grandi difficoltà. Il rischio è di una ulteriore fuga verso il privato di professionisti che non hanno avuto adeguate risposte in termini di riconoscimento e di integrazione personale”.
“Visto che le visite nel privato sono aumentate a dismisura, essendo l’unica risposta ai bisogni di salute sul territorio, il via libera alla ripartenza delle prestazioni dato dalla Regione sia valido per tutti i professionisti che hanno scelto la libera professione intramuraria - sottolineano i sindacalisti”.
“Inoltre - concludono Tommasin e Monari -, per la tutela della salute del personale e dei cittadini, è fondamentale garanzia il massimo rispetto delle norme, niente assembramenti nelle sale d’aspetto, corretta fornitura e utilizzo dei dispositivi di sicurezza, buona gestione dei tempi”.