Questo sito usa i cookies per offrirti una migliore esperienza di navigazione.  Conferma Privacy Policy
Reportage
LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

Le Interviste di Radio Veneto Uno


Le nostre interviste andate in onda al termine del Giornale Radio Da questi link è possibile ascoltare e scaricare le interviste e i nostri approfondimenti andati in onda al termine del Giornale Radio ANTONELLO PEATINI Presidente provinciale FNAARC- ConfcommercioSTEFANO...continua

Golf
PILLOLE DI GOLF/353: UOMINI & DONNE, SETTIMANA DI GRANDI TORNEI

Si sono giocati Wgc e PortoRico Open e Gainbridge Lpga


STATI UNITI - Questa settimana il PGA si sdoppia, mette in campo il World Golf Championships a Bradenton in Florida, e il Puerto Rico Open a Rio Grande in Porto Rico. Oltre a questi due, ad attrarre l’attenzione c’è il secondo evento stagionale del massimo circuito americano...continua

Golf
PILLOLE DI GOLF/352: FINALE A SORPRESA AL GENESIS, HOMA VINCE AL SUPPLEMENTARE

Il beniamino di casa supera all''ultimo giro Burns, sempre in testa


LOS ANGELES (USA) - Era alla 95esima edizione questo torneo del PGA Tour, a cui hanno partecipato ben otto tra i migliori dieci giocatori al mondo. Si è disputato al Riviera Country Club, nel Temescal Gateway Park, situato entro i confini della città di Los Angeles; un territorio...continua

Invia Invia a un amico | Stampa Stampa notizia |  


 

Ci sono 1.500 "aziende zombie", attive solo formalmente

A FINE ANNO RISCHIO CHIUSURA PER 4MILA IMPRESE DEL TERZIARIO

L'allarme del rapporto Unascom sul settore nella Marca


TREVISO - Situazione sempre più drammatica per turismo, commercio al dettaglio e l'intero terziario anche nella Marca Trevigiana. La fotografia scattata da il “Report Covid” dell’Osservatorio congiunturale di Unascom Treviso, curato dalla società specializzata Format Research, mostra come incertezza, mancanza di fiducia, crollo della voglia di fare impresa stiano pesando sempre più nel settore.
Secondo l'indagine a fine anno potrebbero chiudere circa 4mila imprese in provincia. Alle circa 2mila cessazioni che si registrano di media ogni anno, infatti, potrebbero sommarsi le oltre 1.500 "imprese zombie", ditte formalmente ancora aperte, per poter ricevere i sussidi straordinari in essere o semplicemente per non dover sostenere anche i costi delle pratiche di chiusura, ma di fatto ormai inattive. Nel 2020 il saldo tra aziende avviate e terminate, nel terziario trevigiano, è in negativo per 390 unità. Il deficit però rischia di ampliarsi, anche perchè la nascita di nuove attività è in netto calo: meno 17% nell'anno da poco concluso.
E la fiducia degli imprenditori del comparto è ai minimi: 3 su 4 considerano peggiorata sia la situazione dell’economia, sia della propria impresa (circa il 60%). Le previsioni di ripresa per fine anno non appaiono rosee e sembra difficile poter recuperare il gap. Il contesto congiunturale generale conferma un netto calo del Pil su base tendenziale: -8,8% e i consumi, in Veneto, registrano un segno meno pari al -15% sul 2019. Ammonta a 1,6 mld di Euro il valore aggiunto perso col primo lockdown, mentre i ricavi del terziario trevigiano calano in media di 16 punti. Nonostante i segni meno, pur a fronte della diffusione e della gravità della pandemia, la provincia, rispetto al Nord Est e all’Italia, presenta indicatori leggermente migliori per l’andamento dei ricavi (26,5 rispetto al 23 nazionale). I settori più colpiti risultano la ricezione turistica (-66%), la ristorazione (-63%), il dettaglio non alimentare (-44%).

Occupazione, credito e liquidità
Preoccupa lo scenario occupazionale, anche se la sospensione del blocco dei licenziamenti fino a giugno condiziona il mercato. A fine 2021 gli organici potrebbero ridursi del 18%, con punte che potrebbero arrivare al 40% in ristorazione e ricezione turistica. A rischio sono circa 27 mila posti di lavoro, di cui quasi 10 mila presso bar, ristoranti, strutture ricettive. Sul fronte del credito, l’emergenza liquidità è diffusa e almeno il 43% sta vivendo un peggioramento della situazione finanziaria, dovuta anche a ritardi di pagamento. La domanda di credito è aumentata e le banche hanno aumentato (+8%) l’erogazione dei prestiti in favore delle imprese.

Effetti Covid nei mandamenti tra resilienza e speranza
In base ai vari indicatori: fabbisogni finanziari, tempi di pagamento, ricavi, clima di fiducia, andamento imprese, tra i mandamenti, i più resilienti appaiono Treviso (con 31.297 imprese pari al 76% del totale), Oderzo (3.500 imprese pari all’8%), seguiti da Castelfranco Veneto (4.014 imprese pari al 10%) e Vittorio Veneto (2.611 imprese pari al 6%).

Tullio Nunzi, commissario Unascom: “I tempi dell'impresa non sono quelli della politica"
“In un contesto come questo, il terziario trevigiano ha non solo dato prova di grande resilienza e responsabilità, ma chiede di poter pianificare le proprie aperture e di poter lavorare per tornare a competere. Circa il 64% del totale delle imprese è rappresentato dal terziario, e ha tutto il diritto di essere ascoltato anche perché ha dimostrato di essere in grado di poter rispettare protocolli rigidissimi. Indennizzi, moratorie, sostegni, sgravi fiscali, tax free sono gli strumenti indispensabili che vanno collocati in una strategia di riaperture. L’incertezza, come abbiamo visto, logora e uccide e non è più tollerabile: ha inciso pesantemente sulla voglia di fare impresa che per decenni ha caratterizzato il NordEst e in particolare questa provincia, che del Nordest è stata la locomotiva: siamo immersi in un pericoloso nichilismo diffuso, un terreno fertile per infiltrazioni e distorsioni. Il tempo della politica non è il tempo dell’impresa”.

Federico Capraro, presidente Ascom Treviso: “il modello della piccola impresa è stato colpito nel profondo”
“L’indagine ci restituisce uno scenario di cambio d’epoca. La gestione della pandemia, l’imposizione di restrizioni draconiane e tra di loro incoerenti, l’esiguità dei ristori, ha messo in evidenza come non ci sia stata la volontà di sostenere la piccola impresa, un modello colpito a fondo in questi lunghi mesi che invece avrebbe dovuto essere al centro di ogni politica governativa. Discriminazioni tra settori merceologici, provvedimenti tra di loro contradditori, burocratici e altalenanti hanno creato uno stress test che cambierà la geografia di città e paesi e che ha mutato le abitudini dei consumatori e umiliato le imprese nel loro spirito più profondo. Stiamo comunque lavorando alla ripartenza, ed abbiamo messo in cantiere corsi e progetti per accompagnare le imprese verso la nuova normalità”.

Rino Rinaldin, presidente Ascom Oderzo: “Vaccini presto e subito per tutti”
“Il nostro mandamento tutto sommato ha retto l’urto, anche se la crisi è durissima e temo che dopo lo sblocco dei licenziamenti il conto occupazionale possa variare. L’unica via di uscita sono i vaccini: presto e per tutti. Purtroppo l’avvio non ha dimostrato, ancora una volta, attenzione alle nostre categorie: sono stati vaccinati intere fasce di amministrativi chiusi negli uffici o a casa in smart working, mentre restano scoperte fasce di lavoratori del commercio esposti al pubblico come cassiere e commessi".

Pierluigi Sartorello, presidente Ascom Castelfranco: “Stop alla rassegnazione, ora le imprese boccheggiano”
"Abbiamo dato assistenza e consigli a migliaia di imprese e posso dire che il lavoro dei nostri uffici ha gestito l’emergenza senza intoppi. Certo che dopo il primo periodo di rassegnazione, ora le nostre imprese iniziano a boccheggiare. Alcuni settori, come l’abbigliamento, preoccupano. Preoccupa soprattutto l’effetto domino e pesa la possibilità di non programmare. Chiediamo solo di poter riaprire e lavorare, senza continui cambi di rotta”.


Michele Paludetti, presidente Ascom Vittorio Veneto: “Si profila il dilemma del dopo”
“Abbiamo protestato in tutti i modi e sottoposto alla Politica le pesanti contraddizioni dei provvedimenti. Non è pensabile che, nello stesso comparto, alcuni negozi possano aprire anche alla domenica ed altri, pur rispettando regole e protocolli, debbano tenere chiuso e non possano lavorare nemmeno su appuntamento. Le discriminazioni sono pesanti, evidenti, dettate da una soggettività incomprensibile, la pandemia ha inasprito le disuguaglianze. Le conseguenze verranno pagate da tutti e vedo già il dilemma del “che succederà?” dopo lo sblocco dei licenziamenti e dopo la fine dell’ondata?”