
TREVISO - Il nostro tour tra i più bei campi da golf ci porta questa settimana al Golf Club Castelconturbia. Ecco il report del nostro esperto, Paolo Pilla.Fortemente volute dal conte Gaspar Voli, che si era appassionato al Golf nei suoi frequenti viaggi in Scozia, nel XIX secolo nascono le nove buche del Couturbier Golf Course;
così si chiamava il Campo, sembrerebbe in omaggio alla struttura del terreno ideale per il gioco. Si trova in provincia di Novara nella frazione di Conturbia, che con Agrate compone il piccolo Comune in cui, curiosità, ha avuto origine la famiglia di Michel Platini, il grande campione di calcio. Occupavano la brughiera, sulle tenute del conte Avogadro di Collobiano: un par 36 lungo meno di 2000 metri. Fu lo stesso conte Voli a organizzare e seguire il Club, unico Campo da Golf in Piemonte, frequentato dai Savoia e dai gentiluomini del luogo. Rappresentative le immagini delle signore in abito bianco e cappellino e dei signori con i baffi arricciati, che fanno bella mostra al Club. Rimase In auge per lungo tempo, fino agli anni ’60, epoca in cui viene a trovarsi in uno stato di abbandono. Rinasce negli anni ’80 come Campo Pratica, con il nome di Golf Castelconturbia.
Con l’aiuto di facoltosi personaggi, lentamente cresce, finché nel 1987 apre al gioco il ventisette buche disegnato da Robert Trent Jones, che lo definirà come uno dei suoi campi meglio riusciti per il suo armonioso integrarsi in quell’ambiente agreste. Si estende su oltre 100 ettari di terreno ondulato nella Contea di Conturbia, ricco di alberi secolari, laghetti e ruscelli, sullo sfondo il massiccio del Monte Rosa: una splendida cornice di natura incontaminata. Il terreno, già torbiera, è il risultato dell’accumulo millenario dei resti vegetali decomposti nel fondo delle pozze d’acqua, elemento che non ne ha consentita l’ossidazione. Il fatto ha via via permesso al terreno di conquistarsi il sedime dei laghetti, permettendo la vita a numerose specie di piante e di animali. Bella la natura anche nei dintorni: Il bosco planiziale dove la Pianura Padana lascia il posto alle Prealpi ricco di essenze secolari, e i numerosi specchi d’acqua, conferiscono un clima mite durante tutto l’anno.
Nella zona è stato trovato un impianto archeologico del Mesolitico: suppellettili e palafitte rinvenute a seguito di escavazioni fatte per prelevare la torba, elemento che ancor oggi produce un certo qual reddito. Nel periodo romano la regione, parte occidentale della Regio Insubrica, entrò in conflitto con i Romani che la occuparono. Per un periodo gli abitanti furono alleati di Annibale, ma dopo le guerre puniche rimasero sottomessi ai Romani, anche se per lungo tempo queste terre periferiche riuscirono a conservare la loro identità, testimoniata dal rinvenimento di corredi tombali di cultura celtica. Inserita nella provincia romana della Gallia cisalpina, fu poi integrata nel dominio romano. Numerosi cippi e iscrizioni, denotano essere stata un’antica stazione romana. Nel 1400 fu feudo dei Visconti, poi dei Borromeo fino al ‘700.
Di notevole interessante il Parco faunistico “La Torbiera”, che è visitabile da marzo a settembre. E’ sufficiente una mezza giornata, si possono ammirare la tigre, il leopardo, il gatto selvatico, e numerosissimi altri animali protetti perché in via d’estinzione.Ho avuto l’opportunità di giocare di recente a Castelconturbia, una gara dell’Associazione Giornalisti, e mi unisco al coro degli apprezzamenti. Tre i percorsi principali: il Blu (dei Castagni) - un tracciato di rara bellezza con qualche difficoltà, che richiede precisione nel gioco; il rosso (delle Querce) - il più tecnico e più lungo, con green e ostacoli impegnativi per ogni golfista; il giallo (dei Pini) –tecnico, ed emotivo per l’impatto scenografico. Iniziando il percorso dal Blu o dal Giallo, ci si trova ad affrontare subito un Par 5 che ti fa pensare di dover mettere tutto il tuo d’impegno, e però, un po’ di attenzione premia. Son tutti tre i percorsi costeggiati da splendidi castagni e querce secolari. Particolare la 4 del Blu, che si gioca dall’alto verso un laghetto, intento a proteggere il green; incantevole la 7 del Giallo con il Monte Rosa che si staglia possente, e con il green posto su di un’isola.
Splendido percorso, con il castello secentesco lì accanto che dà un tocco di signorilità e mistero. Nel 2003 ottiene la qualifica di più bel Campo d’Italia. Apprezzatissimo da tutti, l’attuale percorso è stato classificato tra i top ten dell’Europa continentale; nel ’91 e nel ’98 ha ospitato l’Open d’Italia. L’accoglienza è pratica e confortevole, scaturisce dalla filosofia di questa gente erede degli Insubri: abbracciato dai green e dal panorama delle Alpi, l’hotel ha belle camere, a un costo più che sostenibile. L’ospite può avere sale e salette per il gioco di carte e di biliardo, due campi da tennis, e una bella piscina. Un vasto salone con camino offre un momento di raffinata eleganza. Sorseggiando un cocktail, o anche desinando, nell’ampio porticato che funziona da buvette, si gode la vista dell’arrivo dei tre percorsi. Nel curato ristorante si possono apprezzare i piatti della cucina regionale, con gli autentici tradizionali sapori, accompagnati dal meglio dei vini piemontesi.
Nell’affrontare il percorso del Campo cui facevo cenno, ho avuto la disavventura di smarrire l’orologio. Lo avevo appoggiato sul portaoggetti del cart, ed evidentemente con uno scossone era scivolato a terra. Ero molto dispiaciuto. Arduo ritrovarlo in tale vastità. Per alcuni giorni niente da fare, ma alla fine il personale di manutenzione del Campo l’ha trovato e consegnato alla segreteria del Circolo affinché mi sia restituito. Lo ha recuperato il collega giornalista Giorgio Piccaia, artista e libero pensatore, che ha allestito presso la Fondazione Arsenale di Iseo, l’interessante mostra “Piccaia #Tobeornotobe. Aquae”, in essere fino al 30 agosto. Al piacere del ritrovamento, oltre ad essere di un certo valore era per me un ricordo, ho avuto conferma della caratura del Circolo sotto i vari aspetti. L’onestà del personale dà valore aggiunto a quest’ambiente che avevo in passato già frequentato, ma che ho potuto maggiormente apprezzare. Ora, dalle pagine di questo giornale, grazie Castelconturbia. (Paolo Pilla)