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Reportage
LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

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Golf
PILLOLE DI GOLF/353: UOMINI & DONNE, SETTIMANA DI GRANDI TORNEI

Si sono giocati Wgc e PortoRico Open e Gainbridge Lpga


STATI UNITI - Questa settimana il PGA si sdoppia, mette in campo il World Golf Championships a Bradenton in Florida, e il Puerto Rico Open a Rio Grande in Porto Rico. Oltre a questi due, ad attrarre l’attenzione c’è il secondo evento stagionale del massimo circuito americano...continua

Golf
PILLOLE DI GOLF/352: FINALE A SORPRESA AL GENESIS, HOMA VINCE AL SUPPLEMENTARE

Il beniamino di casa supera all''ultimo giro Burns, sempre in testa


LOS ANGELES (USA) - Era alla 95esima edizione questo torneo del PGA Tour, a cui hanno partecipato ben otto tra i migliori dieci giocatori al mondo. Si è disputato al Riviera Country Club, nel Temescal Gateway Park, situato entro i confini della città di Los Angeles; un territorio...continua

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La nostra rubrica dedicata al mondo golfistico curata da Paolo Pilla

PILLOLE DI GOLF/76: LA PSICOLOGIA

Il grande Jack Nicklaus ne era certo: “nel golf il 90% lo fa la mente”


TREVISO - Le nostre pillole di golf questa settimana portano il nostro esperto Paolo Pilla a parlare di psicologia.
Ogni seria rivista che argomenta di Golf, ha la rubrica dello psicologo. Questa materia, che entra dappertutto, compreso ogni genere di sport, nel Golf è ancora più marcata. Jack Nicklaus, citato come “miglior giocatore del 20° secolo per gli sport individuali”, ebbe a dire: “Nel golf il 90% lo fa la mente”. Esatto o no che sia, è esperienza di tutti i golfisti che in una partita, la testa ha maggior rilievo, il più importante.
A tutti i giocatori è capitato di alternare giorni felici, esaltanti, a cupe giornate deprimenti. Sull’influenza dello stato mentale, principale responsabile delle poco felici performances nel Golf, c’è l’insorgere di pensieri e preoccupazioni riguardanti la famiglia, il lavoro, oppure lo stress di una compagnia altera, sgradevole.
Nelle realtà vissute negativamente, chi non ha provato a trovarsi di fronte quel particolare ostacolo d’acqua che ironico ci guarda, che sembra ci dica “vieni, vieni, son qui che ti aspetto”. Ci si concentra, si ripassano i fondamentali, ma poi, la palla va in acqua. Mi sono chiesto più volte cosa accade in questi frangenti di criticità. Personalmente vivo l’ansia del putt corto. Mi capita talvolta di imbucare putt lunghi, anche quattro o cinque metri, con disinvoltura, e di riceverne i complimenti. Non vado male, infatti: Curo la linea, l’ampiezza della corsa, la giusta impugnatura, la centralità della testa del bastone. Più che soddisfacente! Il putt corto, però, mi mette in crisi. Anche qui curo le stesse cose, ma il più delle volte la palla non entra, la buca par che mi sogghigni, la cosa mi disturba un bel po’, e provo un senso d’impotenza. M’impongo di non seguire la sua traiettoria, di non guardarla, ma niente da fare; quanto meno, gli occhi si girano, quasi muscolo involontario. Non sono certo uno psicologo, chiedo perdono a chi di mestiere, ma mi sia permesso azzardare una spiegazione, a fronte dell’attenzione che poniamo nell’eseguire il colpo. Il nostro cervello sembra ricevere le nozioni tecniche che, ben presenti nella nostra memoria, gli ricordiamo e vorremmo imporgli di fare, ma poi così non è, ci manda per altra strada. Sì, il cervello le ha assunte le nozioni, sono presenti; ma è in possesso anche di quanto registrato nel momento in cui gli abbiamo fatto arrivare le nostre paure, e questo prende il sopravvento. Tali situazioni vissute negativamente arrivano a farti pensare a disturbi d’ansia.
Penso che utile sia trovare la propria affermazione, non farsi mettere i piedi in testa dalla pallina, pensare positivo, nel fare il colpo esprimersi in modo libero, senza indugi. Poi, ogni volta che ci troveremo alla presenza di simile evento, che avvertiamo quell’ansia, se saremo in grado di gestirci adeguatamente, sarà l’occasione per crescere in autostima. Nel cercare la sincronizzazione, può essere strategica una mimica facciale e una propria gestualità, che in qualcuno è costante ed evidente. Golf è uno sport bellissimo, distensivo, ma se ci troviamo imbarazzati da questo disagio, rilassante non lo è più. In ogni colpo venuto male, colpevole della cattiva riuscita dello swing è soprattutto l’emotività. La frustrazione determinata dall’emozione che s’impossessa di noi con furia, magari per un colpo banale mal riuscito come appunto il non aver imbucato un putt corto, non ci consente neanche il buon gioco seguente. La scarsa autostima che ne consegue, infatti, porta a una cattiva critica di se stessi.
Ritengo utile un po’ di sano ottimismo, cancellare il trascorso negativo, concentrarsi unicamente sul colpo che si sta per fare, visualizzandolo come ben riuscito. Ogni colpo fa storia a se. Se poi la tecnica è latitante, ancor più è buona cosa sopperire con la fiducia, utile strategia per approdare a una maggior concentrazione.
Se non s’imparano a gestire i momenti di crisi, non si arriverà mai a diventare bravo giocatore, giacché, come sostiene Jack Nicklaus, alla mente vanno ascritti pregi e difetti dello swing.
 
“Il Golf non è un funerale, anche se entrambi possono essere molto tristi”. Bernard Darwin


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